Il clima è quello delle grandi scelte: Carlo Conti guarda Sanremo 2026 come il capitolo finale del suo percorso al Teatro Ariston. La notizia pesa. E scuote i fan. Perché chiude un cerchio cominciato nel 2015. Passato dal 2016 e dal 2017. E riaperto nel 2025 dopo l’era Amadeus. Ora siamo a cinque conduzioni complessive. Un traguardo importante per la Rai. Un addio che segna un’epoca.
Conti non usa giri di parole nelle intenzioni. Il 2027 non è nei suoi piani. Cinque è il numero che considera completo. Un ciclo chiaro. Senza forzature. Senza accanimento. Una decisione che cambia l’orizzonte del Festival. E che apre un dibattito sul dopo. Chi raccoglierà il testimone? La domanda è già nelle case. Nelle redazioni. Sui social.
C’è un altro dato che racconta il lavoro che bolle. Le canzoni dei Big. Ad oggi ne ha già ascoltate circa cento. Il flusso però deve ancora esplodere. Il grosso arriverà a breve. Settimane intense. Riunioni. Selezioni. Ascolti ripetuti. Una maratona che conosce bene. Il metodo Conti è noto: ritmo, puntualità, equilibrio. Musica al centro. La durata delle serate? Lo confessa con il suo sorriso toscano. Se dipendesse da lui, tutto si chiuderebbe presto. Anche a mezzanotte. Poi si andrebbe a dormire sereni. È il suo stile. Sintesi, ordine, concretezza. Il pubblico lo ha imparato nelle sue edizioni. E lo ha premiato con ascolti importanti.
Tra i desideri non manca la suggestione rock. Vasco Rossi come grande sogno sul palco. Non è una novità che circola. Ma detta così, oggi, suona come un manifesto artistico. Mischiare tradizione e icone popolari. Tra i compagni di scena ideali cita spesso gli amici di sempre: Giorgio Panariello e Leonardo Pieraccioni. Con loro farebbe festa ogni sera. Ma mette subito un argine: proprio perché l’idea sarebbe fin troppo ovvia, quei due, a Sanremo, non li vedremo. Almeno non in quel ruolo. Amicizia e misura. È la sua cifra.
Uno sguardo al passato aiuta a capire l’impatto. Nel 2015 condivise il palco con Emma Marrone, Arisa e Rocío Muñoz Morales. Vinse Il Volo con Grande Amore. Nel 2016 trionfarono gli Stadio con Un giorno mi dirai. Nel 2017, insieme a Maria De Filippi, salì sul gradino più alto Francesco Gabbani con Occidentali’s Karma. Tre edizioni consecutive. Un marchio di fabbrica. Poi lo stop. E il ritorno nel 2025 per rilanciare una formula che punta su musica, ritmo, leggerezza. Fino alla quinta volta del 2026. La stretta di mano con la storia.
La “sorpresa amara” per i fan nasce da qui. Non ci sarà un sesto Sanremo di fila dopo il 2026. Non è un capriccio. È una linea. Rispettare il ciclo naturale. Uscire al momento giusto. Lasciare il palco mentre l’applauso è caldo. Una scelta che racconta maturità. E che preserva l’immagine del Festival. Cosa cambierà sullo schermo? Preparatevi a serate più asciutte. Più concentrate. Niente maratone all’alba. Il presentatore toscano ama il tempo giusto. I blocchi essenziali. I collegamenti senza code. La musica davanti a tutto. Aspettatevi quindi una scaletta serrata. Poche parole, molti fatti. E una fotografia del pop italiano aggiornata al millimetro.
Il capitolo canzoni sarà la vera spina dorsale. Con un centinaio di brani già passati in cuffia, l’asticella è alta. Arriveranno proposte ultime ora. Ci saranno sorprese. Grandi ritorni. Debutti di peso. Il filtro sarà spietato. Come sempre. Puntare su qualità e varietà. Uscire dalla comfort zone quando serve. Dare spazio alle voci nuove, senza perdere i fuoriclasse.
E gli ospiti? Se Vasco dovesse affacciarsi, l’effetto sarebbe tellurico. Ma Sanremo non vive solo di un nome. Vive di incastri. Di momenti iconici, di duetti inattesi e di monologhi che non annoiano. Conti lo sa. E costruisce per arrivare al cuore del pubblico generalista. Senza snobismi. Con eleganza. Con ironia. L’assenza di Panariello e Pieraccioni in veste di co-conduttori è un segnale. Niente scorciatoie. Niente “compagnia di giro”. Amicizia sì. Ma il Festival, per lui, ha bisogno di scelte non scontate. E di facce fresche. Magari talenti che spiazzano. O professionisti che sorprendono con una chiave nuova.
Resta la domanda finale: perché questa scelta fa male ai fan? Perché chi ha amato le sue edizioni riconosce in Conti una garanzia. Un equilibrio raro. Un conduttore che non invade. Che accompagna, che sorride e scompare quando serve. Dirgli “arrivederci” dopo cinque volte significa salutare una stagione televisiva precisa. Con i suoi tempi, con la sua gentilezza e con una normalità che, oggi, è rivoluzionaria.
Sanremo 2026 sarà quindi un’ultima stretta. Un saluto sobrio. Ma intenso. Con il profumo dei fiori. Con i violini dell’orchestra e la platea che canta i ritornelli. E con un conduttore che lascia i conti in ordine. Senza rimpianti, strappi o eccessi. Così finisce un’epoca. Ed è proprio per questo che la “sorpresa” ha un peso speciale. Perché è dolce al ricordo. Ma amara per chi avrebbe voluto ancora una serata in più. Ora tocca alla musica.
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