Cagnaz: la nuova scommessa delle fiction Rai che rivoluziona il poliziesco.
Dal 2026 su Rai 2 arriverà Cagnaz, una fiction che promette di ribaltare le regole del poliziesco televisivo. Al centro troviamo l’ispettore Càgnaz, un personaggio tanto acuto quanto anticonformista, che con il collega Ossani forma una coppia investigativa capace di sorprendere a ogni episodio. Ambientata sulla Riviera Romagnola, la serie firmata da Alessandro Roja punta su attori legati al territorio, con inflessioni romagnole e calabresi che restituiscono autenticità e colore locale. Non si tratta solo di un nuovo titolo in palinsesto, ma di una precisa scelta narrativa: raccontare l’Italia attraverso volti, accenti e contraddizioni che raramente trovano spazio nella fiction nazionale.
Il protagonista di “Cagnaz” non è un volto sconosciuto al pubblico. In passato ha recitato in Il commissario Manara, serie che aveva già rotto la rigidità del poliziesco proponendo un commissario più intuitivo che formale, più affascinante che disciplinato. Quel filone trova oggi una nuova evoluzione: Càgnaz riprende l’eredità del “poliziotto atipico”, ma ne spinge i tratti al limite, mescolando ironia, sfrontatezza e un radicamento locale che rende il racconto ancora più diretto e pungente.
Càgnaz contro Gerri e Schiavone: il confronto con due icone Rai
Negli ultimi anni due personaggi hanno segnato l’immaginario televisivo dei polizieschi Rai: Rocco Schiavone e Gerri Esposito. Entrambi hanno incarnato un’idea di ispettore lontana dai cliché: l’uno, burbero e borderline; l’altro, emotivo e istintivo, con una storia personale intensa. Rocco Schiavone (interpretato da Marco Giallini) ha fatto della durezza e del sarcasmo il suo marchio di fabbrica. Sospeso tra il rispetto della legge e il fascino della trasgressione, è diventato un antieroe irresistibile, sempre in bilico tra giustizia e vendetta. Gerri Esposito (portato sullo schermo da Giulio Beranek) ha rivoluzionato il genere introducendo le radici rom e sinti come parte integrante della sua identità. L’approccio alle indagini è viscerale, emotivo, segnato da un passato che pesa su ogni scelta.

E poi c’è Càgnaz. Lui non solo spezza gli schemi, ma li rifiuta del tutto. La Riviera Romagnola diventa il suo campo di battaglia, con tutte le sfide di un contesto multiculturale in continuo movimento. Accanto al metodico Ossani, l’ispettore rappresenta il caos creativo, l’intuizione pura, la capacità di cogliere dettagli invisibili a chi si affida solo alla logica. Guardando ai predecessori, il paragone diventa inevitabile. Schiavone ha segnato l’epoca dell’ispettore cinico e borderline, Gerri ha aperto la strada alla diversità e all’inclusione. Ma Càgnaz va oltre: non è solo un investigatore fuori dagli schemi, è il simbolo di una fiction che mette al centro il territorio e le sue contraddizioni, senza filtri né compromessi. Il risultato è un personaggio in grado di superare l’antieroismo di Schiavone e la sensibilità di Gerri, proiettando la Rai verso una nuova frontiera narrativa. Una fiction che non vuole rassicurare, ma scuotere e sorprendere.
