Ieri sera su Rai 1 è andata in onda la prima puntata di Suzuki Jukebox, lo show musicale che raccoglie l’eredità di Arena Suzuki. Il palco del Palaolimpico di Torino si è trasformato in una festa collettiva, tra hit storiche e ricordi che hanno segnato intere generazioni. Ma la reazione del pubblico è stata tutt’altro che unanime. Molti telespettatori hanno cantato a squarciagola. Altri hanno invece rimpianto l’era di Amadeus, giudicata più “frizzante” e capace di trasmettere energia diversa. Il nuovo format, guidato da Antonella Clerici con il supporto di Clementino, ha diviso il pubblico, scatenando sui social un’ondata di commenti contrastanti.
La serata ha offerto un viaggio nella musica dagli anni ’70 ai 2000. In apertura Anastacia ha conquistato la scena con la sua voce potente, seguita dai Gipsy Kings by Diego Baliardo con ritmi flamenco-pop. Non sono mancati nomi storici come Michael Sembello, Tony Hadley degli Spandau Ballet e Fausto Leali. Accanto a loro, icone italiane come Le Vibrazioni, Zero Assoluto e Alexia, simbolo degli anni Novanta. Lo show ha alternato momenti di leggerezza, grazie alla conduzione vivace della Clerici, a incursioni ironiche di Clementino, che ha saputo strappare sorrisi e improvvisare sketch rap. La coppia ha portato sul palco spontaneità e leggerezza, cercando di creare un filo diretto con il pubblico in sala e a casa.
Eppure, nonostante la scaletta di grandi nomi e l’atmosfera da karaoke collettivo, molti spettatori hanno storto il naso. “Realizzato da cani, Arena Suzuki era su un altro livello”, scrive un utente sui social. Un altro nota: “Questo Suzuki Jukebox sembra davvero la versione discount dell’Arena Suzuki di Amadeus”. E ancora: “Era più bravo Amadeus. Clerici vestita come i Cugini di Campagna. Clementino non mi è piaciuto molto. Coppia da mandare a casa”.
Il paragone con Amadeus è stato inevitabile. C’è chi ammette senza mezzi termini: “A me manca Arena Suzuki con Amadeus”. Oppure: “Le sedioline gialle, il fondale nero e vuoto… questo non è lo stesso livello”. Commenti che evidenziano quanto la memoria collettiva sia ancora legata alla conduzione precedente, capace di imprimere un ritmo percepito come più incisivo. “Suzuki Jukebox è chiaramente l’erede di Arena Suzuki. E, anche per questo programma, tocca ringraziare Amadeus in fondo in fondo”, scrive qualcuno, sottolineando che senza il successo delle edizioni passate non ci sarebbe stata questa evoluzione.
Non sono mancate però le voci opposte che hanno apprezzato lo show per gli straordinari tuffi nel passato, oltre che per la conduzione di Clerici e Clementino. In questo incrocio di nostalgie e critiche, lo show ha confermato una verità: quando si tratta di musica popolare e televisione generalista, il pubblico vuole emozionarsi, ma anche ritrovare certezze. Arena Suzuki aveva dato una formula collaudata. Suzuki Jukebox prova a innovare, ma paga lo scotto del confronto diretto con un passato recente molto amato.
Se da un lato il programma ha portato in prima serata artisti internazionali e italiani, dall’altro ha generato reazioni polarizzate. Ed è proprio questa polarizzazione a decretarne il successo mediatico. I commenti social, positivi e negativi, lo hanno reso uno degli argomenti più discussi della serata televisiva. Suzuki Jukebox, dunque, non è solo uno show musicale. È una prova di resistenza della memoria televisiva, un esperimento che cerca di rinnovare un format amatissimo, pur lasciando qualcuno con l’amaro in bocca. La sfida, ora, sarà capire se nelle prossime puntate riuscirà a conquistare anche i più scettici.
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