La “stilettata” di Amadeus e Giovanna al debutto di Suzuki Jukebox.
Ieri sera Rai 1 ha acceso le luci su Suzuki Jukebox – La notte delle hit, un evento musicale in prima serata che ha riportato sul palco grandi successi dagli anni ’70 ai 2000. A guidarlo, Antonella Clerici, affiancata da Clementino, con la missione di trasformare l’Inalpi Arena di Torino in un viaggio tra epoche e generazioni. Un format che ha subito fatto alzare più di un sopracciglio. Perché? Perché ricorda, quasi in fotocopia, il celebre Arena Suzuki, che fino a due anni fa portava il marchio e la firma di Amadeus. Cambio di titolo, qualche ritocco qua e là, ma l’impianto resta lo stesso: stessa scaletta generazionale, stessi artisti che rispolverano i loro successi, stessa atmosfera da grande playlist live.
E proprio mentre Clerici apriva la sua nuova avventura su Rai 1, su Instagram arrivava una storia che ha scaldato la serata: Giovanna Civitillo, moglie di Amadeus, ha postato un tenero video del conduttore che coccola la loro cagnolina. Sullo sfondo, però, in tv si intravedeva il concerto di Elodie a San Siro, trasmesso da Mediaset. Una scelta non casuale: due programmi musicali in contrapposizione, con una preferenza mostrata pubblicamente proprio nel giorno del “nuovo” Suzuki in Rai. Una piccola, elegante “stilettata”.
Qui la domanda diventa inevitabile: è normale provare un pizzico di fastidio quando un progetto a cui si è dato anima e corpo passa nelle mani di qualcun altro? Probabilmente sì. L’operazione Suzuki Jukebox somiglia a quei momenti della vita in cui vediamo il nostro ex con una nuova fiamma: stesso locale, stesso tavolo, stesse abitudini. Non possiamo fingere che non faccia male. Arena Suzuki non era solo un programma musicale, era un pezzo di carriera per Amadeus, un marchio identitario. Vederlo trasformarsi in un “nuovo” format, con titolo leggermente diverso e conduzione affidata a un’altra padrona di casa, ha inevitabilmente un sapore amaro. La televisione non è fatta solo di ascolti e palinsesti, ma anche di orgoglio e appartenenza.
Allo stesso tempo, però, c’è un confine che distingue il professionista dall’appassionato: la sportività. Si può provare risentimento, ma la regola non scritta dello spettacolo è saper accettare che i format passino di mano, che le sigle cambino padrone, che l’industria vada avanti senza guardare indietro. E quando non si ha voglia di applaudire, resta sempre l’arma più elegante: il silenzio. Il dettaglio interessante è che la storia”di Giovanna ha avuto quasi più risonanza del debutto stesso del programma. Perché oggi la tv non si misura solo con lo share, ma anche con le micro-narrazioni che nascono sui social. Un video di dieci secondi può valere più di una conferenza stampa, e un gesto all’apparenza innocuo può trasformarsi in un titolo di giornale. Mentre Clerici e Clementino costruivano il nuovo brand Rai, Amadeus e Giovanna hanno preferito stare dall’altra parte dello schermo, mostrando simpatia verso la concorrenza. Non un attacco frontale, ma un segnale chiaro. E in un panorama televisivo dove tutto è lettura e contro-lettura, il messaggio è arrivato forte e limpido.
Suzuki Jukebox ha tutte le carte per diventare un appuntamento fisso del palinsesto autunnale Rai. La conduzione di Antonella Clerici garantisce calore e familiarità, Clementino aggiunge ritmo e spontaneità. Ma il paragone con Arena Suzuki rimane inevitabile e, forse, indelebile.
Amadeus oggi non è più in Rai, eppure il suo fantasma aleggia dietro ogni inquadratura del palco torinese. L’impressione è che la sua uscita non sia stata metabolizzata del tutto, né da lui né dal pubblico. Suzuki Jukebox non è solo un nuovo show: è il simbolo di un’eredità contesa, di un marchio che prova a vivere una seconda vita. E se da casa qualcuno preferisce mostrare la cagnolina che ruba la scena al televisore, il messaggio è chiaro: certi format si possono replicare, ma la paternità resta una sola.
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