Il nuovo film “Vicious”, diretto da Bryan Bertino, è appena stato presentato con un trailer che ha già conquistato fan e critici: dopo i cult The Strangers e The Dark and the Wicked, il regista texano torna con un’opera che promette di diventare un nuovo riferimento del genere e questa volta lo fa con Dakota Fanning, attrice che porta sul grande schermo una delle interpretazioni più intense della sua carriera.
Un trailer che lascia senza fiato, un nome che segna la storia dell’horror, una protagonista che non dimenticherai. La storia ha il sapore di un incubo moderno. Polly, il personaggio interpretato da Fanning, riceve una scatola misteriosa. Dentro, le istruzioni per un rituale che mescola amore, odio e desiderio. Da quel momento, la quotidianità si trasforma in una prigione. Le mura domestiche diventano trappola. I ricordi si intrecciano con visioni mostruose. L’orrore si insinua in ogni gesto, fino a diventare carne viva.
Bertino non tradisce la sua firma. Atmosfere claustrofobiche. Silenzi che pesano più delle urla. Ombre che si muovono negli angoli del quadro. Il paragone con Hitchcock è inevitabile: il richiamo a Psycho è diretto, ma qui l’incubo è più viscerale, più intimo, più moderno. Non c’è solo la paura dell’altro. C’è la paura di sé stessi.
Vicious è stato girato tra marzo e maggio 2024 a Ottawa. La distribuzione è fissata per il 10 ottobre 2025 su Paramount+, dopo la premiere al Fantastic Fest di settembre. In Italia arriverà in sala, ma ancora non c’è la data. L’attesa cresce, e il trailer ha già acceso il dibattito tra appassionati e giornalisti. Chi lo ha visto parla di un film che segna la stagione. Il cast è una costellazione di nomi di talento: Kathryn Hunter, Mary McCormack, Rachel Blanchard, Devyn Nekoda, Klea Scott, Emily Mitchell e Karen Cliche. Un ensemble che accompagna Fanning in una discesa vertiginosa verso l’abisso.
Non è solo un film. Vicious è un’esperienza che cattura e non lascia scampo. Ogni dettaglio è pensato per evocare disagio, ansia, inquietudine. La scatola che diventa simbolo di desideri repressi. Le clessidre che scandiscono il tempo e che Dakota Fanning ha regalato a fine riprese a tutta la troupe, come gesto simbolico. Un ricordo che unisce finzione e realtà, tensione e gratitudine. Il paragone con Hereditary di Ari Aster è inevitabile: riti oscuri, conflitti familiari, un orrore che nasce da dentro. Ma c’è anche il respiro di The Babadook, con la discesa negli incubi privati. E ancora, l’eco di Rosemary’s Baby e di Psycho, capolavori che hanno trasformato le mura domestiche in scenari di follia.
Bertino, come Hitchcock, sa che il vero orrore non è nei mostri che arrivano dall’esterno, ma nella crepa che si apre dentro la mente. L’attesa di una telefonata, un corridoio vuoto, una porta che resta socchiusa: elementi semplici, ma capaci di togliere il sonno. È questa la forza di Vicious. Dakota Fanning appare devastante, nel senso più profondo del termine. Fragile e insieme feroce. Vittima e combattente. I suoi occhi raccontano la paura e la determinazione, la caduta e la rinascita. È lei l’anima del film, ed è lei a trascinare lo spettatore in un vortice che non concede respiro.
La domanda è una: siamo pronti a guardare dentro la nostra ombra? Perché Vicious non si limita a spaventare. Ci mette davanti a ciò che non vogliamo vedere. E lo fa con una lucidità che lascia feriti, ma vivi. Un cinema che non consola, ma trasforma. Hitchcock impallidirebbe, sì. Perché davanti a un film così, l’orrore diventa esperienza personale. E Dakota Fanning ci guida in questo viaggio devastante.
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