Non capita spesso che un film con Jeff Bridges, Julianne Moore, Alicia Vikander e persino Kit Harington passi quasi inosservato: eppure, Il settimo figlio (Seventh Son) – da oggi su Netflix – nel 2014 si è trasformato in uno dei fantasy più discussi e meno compresi di Hollywood. Grazie al colosso dello streaming torna a nuova vita pronto a farsi riscoprire dal pubblico italiano che forse all’epoca lo aveva ignorato. E questa volta potrebbe sorprendere.
La storia è tratta dal romanzo L’apprendista del mago di Joseph Delaney, primo capitolo della saga letteraria Wardstone Chronicles. Ambientata in un passato sospeso tra leggenda e mito, la vicenda segue il maestro John Gregory (Jeff Bridges), ultimo superstite dell’ordine dei Falchi, cacciatori di streghe. Dopo aver imprigionato la temibile Madre Malkin (Julianne Moore), Gregory si trova a dover affrontare il suo ritorno quando la strega si libera grazie alla misteriosa Luna di Sangue. Per fermarla ha bisogno di un nuovo apprendista. La scelta ricade su Tom Ward (Ben Barnes), il settimo figlio di un settimo figlio, predestinato a poteri straordinari. Strappato alla sua vita contadina, Tom intraprende un percorso di formazione tra magie oscure, creature mostruose e battaglie epiche. Nel suo cammino incontra Alice Deane (Alicia Vikander), una giovane strega combattuta tra bene e male, che cambierà per sempre il suo destino.
Basta leggere i nomi del cast per capire l’ambizione del progetto. Oltre a Bridges e Moore, due premi Oscar, troviamo Ben Barnes nel ruolo del protagonista, Alicia Vikander in una delle sue prime apparizioni internazionali e Kit Harington, già amato dal pubblico per Game of Thrones, nei panni di William Bradley, l’apprendista caduto troppo presto. Completano il quadro Djimon Hounsou, Olivia Williams e Jason Scott Lee. Un ensemble di livello assoluto, spesso citato come uno dei più promettenti mai riuniti per un fantasy di quell’epoca.
Al momento della sua uscita, Il settimo figlio non ottenne premi né riconoscimenti. La critica parlò di sceneggiatura debole, di occasioni sprecate e di un immaginario non all’altezza dei colossi del fantasy. Il confronto con Harry Potter e Il Signore degli Anelli fu inevitabile, ma il film non riuscì a imporsi come saga generazionale. Il pubblico rispose con scarso entusiasmo e il progetto di trasformarlo in un franchise crollò dopo il primo capitolo.
Nonostante le difficoltà, la lavorazione coinvolse talenti enormi. La scenografia porta la firma di Dante Ferretti, maestro italiano tre volte premio Oscar. La colonna sonora è di Marco Beltrami, noto per il suo stile epico e cupo. Gli effetti visivi, ricchi di draghi, streghe e mostri, furono affidati a un team con esperienza in grandi produzioni hollywoodiane. La speranza era creare un nuovo universo fantasy che potesse affiancarsi ai giganti del genere. Un dettaglio interessante: il film era pensato come primo capitolo di una lunga serie, adattando i tredici volumi di Delaney. Il flop al botteghino, però, chiuse per sempre quella porta.
Paradossalmente, il vero impatto di Il settimo figlio si è visto dopo. Il suo fallimento è diventato un caso di studio a Hollywood. Da allora, i produttori hanno ridotto gli investimenti in saghe fantasy “minori” e hanno preferito puntare su titoli già consolidati o su storie con maggiore profondità narrativa. In questo senso, il film di Bodrov ha insegnato quanto sia cruciale avere una sceneggiatura solida e un mondo narrativo credibile, più che un cast di stelle.
Se al cinema fu un esperimento mancato, su Netflix Il settimo figlio acquista un nuovo valore. Non c’è più la pressione delle aspettative, ma solo la possibilità di godersi un fantasy visivamente spettacolare, con atmosfere gotiche e battaglie suggestive. È un film che merita una seconda chance, soprattutto per chi ama i mondi magici e le storie di apprendisti chiamati a diventare eroi. In fondo, i cult spesso nascono così: da opere dimenticate, rivalutate anni dopo grazie a un pubblico diverso, libero dai pregiudizi del tempo. E chissà che questa volta Il settimo figlio non riesca davvero a incantare chi deciderà di dargli una possibilità.
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