Robert Redford, l’ultimo saluto: il film più snobbato da vedere gratis su RaiPlay.
Ci sono giorni in cui il cinema sembra fermarsi. Oggi, con la notizia della scomparsa di Robert Redford a 89 anni, il mondo intero ha perso un attore e regista che ha ridefinito l’idea di divo americano. Un uomo che ha incarnato ribellione e fascino, impegno civile e potenza narrativa. Dalla leggerezza di Butch Cassidy alla tensione politica di I tre giorni del Condor, fino al romanticismo struggente de La mia Africa, Redford è stato molto più di una star: era un simbolo. Eppure, dentro una carriera di successi, esiste un film che il pubblico non ha mai compreso fino in fondo. Un film che non ha avuto il box office che meritava, ma che oggi, proprio nel giorno della sua scomparsa, acquista un valore diverso, quasi simbolico.
Si tratta di La regola del silenzio (The Company You Keep), uscito nel 2012 e disponibile gratis su RaiPlay. È forse l’opera più ingiustamente snobbata della sua carriera, ma anche quella che racconta meglio l’uomo dietro l’attore. Redford in questo film non si limita a recitare: firma la regia, costruisce la narrazione e presta il volto a Jim Grant, avvocato apparentemente irreprensibile che nasconde un segreto enorme. In realtà, Grant è Nick Sloan, ex militante dei Weather Underground, ricercato per un omicidio legato a una rapina negli anni ’70. Quando il passato torna a galla, non c’è tempo per difendersi: c’è solo la fuga. Inizia così un viaggio fisico e morale, tra vecchi compagni di lotta, giornalisti assetati di scoop e una figlia da proteggere. Attorno a lui, un cast che oggi suona come un piccolo pantheon: Shia LaBeouf, Susan Sarandon, Julie Christie, Nick Nolte, Stanley Tucci, Brendan Gleeson, Anna Kendrick.
La critica gli riconobbe intensità e domande scomode sulla giustizia e sulla memoria collettiva, ma lo liquidò come troppo lento per i canoni del thriller. Il pubblico non corse in sala: gli incassi si fermarono a 14,5 milioni di dollari, un’inezia rispetto alla statura di chi lo aveva firmato. Rivederlo oggi, gratis su RaiPlay, significa entrare in contatto con il lato più umano di Redford. Non c’è la leggerezza da poster boy degli anni ’70, né la patina di divo hollywoodiano. C’è un uomo che riflette sul passato, sul peso delle scelte, sulla possibilità di redenzione. È un film che sembra scritto apposta per il momento che viviamo. Parla di verità nascoste, di segreti familiari, di giustizia personale contro quella ufficiale. E lo fa con una malinconia elegante, la stessa che Redford portava addosso negli ultimi anni della sua carriera.
Guardarlo oggi è anche un modo per dire grazie. Perché persino nel film più “debole” agli occhi della critica, Redford ha saputo imprimere la sua cifra: la capacità di trasformare una storia politica in un atto intimo, personale. Robert Redford è stato un attore simbolo, un regista premiato con l’Oscar, il fondatore del Sundance Festival che ha dato voce a generazioni di cineasti indipendenti. Era anche un uomo impegnato, ambientalista e attivista per i diritti civili. La sua morte lascia un vuoto, ma la sua eredità vive in decine di ruoli che hanno fatto la storia e in un festival che ha cambiato la cultura americana. Oggi il modo migliore per celebrarlo è accendere RaiPlay e scoprire quel film che in tanti hanno ignorato. Perché dietro ogni opera c’è sempre qualcosa di Redford, e La regola del silenzio non fa eccezione.
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