Un semplice scatto a tavola dei protagonisti di una serie tv può scatenare un’ondata di nostalgia: è successo con Fran Drescher e Charles Shaughnessy, seduti fianco a fianco in una cena che ha riunito gran parte della squadra creativa di La Tata (The Nanny), la sitcom che ha fatto ridere il mondo dal 1993 al 1999. Attorno a loro, i produttori Peter Marc Jacobson, Robert Sternin, Prudence Fraser e Diane Wilk. Uno scatto che, in poche ore, ha fatto impazzire i fan.
È solo una rimpatriata tra vecchi amici o l’inizio di qualcosa di nuovo? La domanda corre sui social. Perché La Tata non è una serie qualunque: è un cult anni ’90, ancora replicato in tutto il mondo, che ha segnato intere generazioni di spettatori. In Italia è diventata leggenda anche grazie al doppiaggio che trasformava Fran Fine in Francesca Cacace, ragazza ciociara catapultata nella lussuosa casa del produttore di Broadway Maxwell Sheffield.
La storia di La Tata parte da un equivoco: Francesca, venditrice porta a porta, viene assunta per caso come babysitter dei tre figli di Maxwell. Da lì prende vita una commedia irresistibile: gag continue, battute fulminanti, contrasti culturali e sentimenti che crescono episodio dopo episodio. Attorno a loro ruotano figure indimenticabili come Niles, il maggiordomo sarcastico interpretato da Daniel Davis, e C.C. Babcock, la socia snob portata in scena da Lauren Lane. Senza dimenticare i figli Maggie, Brighton e Gracie, e i parenti eccentrici come Zia Assunta (Renée Taylor) e Zia Yetta (Ann Morgan Guilbert).
La serie mescolava umorismo brillante e momenti di tenerezza, con un equilibrio che l’ha resa immortale. In Italia, la versione doppiata aggiunse colore: la protagonista parlava ciociaro, portava con sé zii e modi di dire tipicamente nostrani. Una scelta che l’ha resa ancora più vicina al pubblico.
La Tata è stata paragonata a colossi come Friends e Will & Grace. Nonostante la sua natura “leggera”, ha toccato temi profondi: la solitudine, la famiglia, l’accettazione delle differenze. È questo che ha reso la serie un comfort show intramontabile, al pari delle più grandi sitcom americane. Il pubblico la premiò con ascolti altissimi, eppure i riconoscimenti ufficiali furono pochi: 11 nomination agli Emmy Awards, una vittoria nel 1995 per i costumi spettacolari e variopinti di Francesca. Abiti leopardati, giacche sgargianti, tacchi vertiginosi: il guardaroba della protagonista è diventato un’icona di stile.
Tra le curiosità, resta celebre il fatto che Renée Taylor, interprete di Zia Assunta, prese oltre 15 chili durante le riprese perché nelle scene mangiava davvero. E la voce squillante di Francesca Guadagno, doppiatrice italiana, è rimasta così impressa da diventare essa stessa un simbolo.
Molte serie successive hanno preso ispirazione da La Tata, riproponendo lo schema della “presenza esterna” che cambia la vita di una famiglia borghese. La sitcom ha generato adattamenti teatrali, progetti di musical e ispirazioni per nuove commedie. Anche oggi, i meme con Francesca Cacace continuano a circolare, segno che la sua eredità è ancora viva.
Non solo risate: lo show ha mostrato come elementi autobiografici possano fondersi in una narrazione universale. Fran Drescher portò nel personaggio la sua vera famiglia, i suoi ricordi e il suo humour personale. Ed è forse per questo che, a distanza di decenni, la serie non smette di emozionare.
La foto della reunion ha riacceso i sospetti. Non sarebbe la prima volta che si parla di revival: già nel 2023, in occasione del trentesimo anniversario, Fran Drescher aveva confermato colloqui con Sony Pictures. Ora, con i protagonisti e i produttori di nuovo insieme, le possibilità sembrano più concrete. Revival, reboot, spin-off: la tv di oggi conosce molte forme per riportare in vita un mito. Quello che conta è che La Tata, con la sua ironia e il suo cuore, resta uno dei ricordi più luminosi degli anni ’90. Non è Friends, ma ci va molto vicino. E forse, molto presto, tornerà davvero.
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