Ci sono film che non appartengono solo al loro tempo: L’implacabile, diretto da Paul Michael Glaser nel 1987 e interpretato da Arnold Schwarzenegger, è uno di questi e da ieri è su Netflix. Uscito nelle sale con un’accoglienza mista, capace di generare entusiasmi e critiche, oggi torna grazie al colosso dello streaming come testimonianza vivida di un’epoca e, allo stesso tempo, come specchio del nostro presente.
La pellicola nasce da un romanzo di Stephen King, pubblicato con lo pseudonimo di Richard Bachman. Un testo cupo e disperato che immaginava un’America ridotta a spettacolo e violenza. Dal libro arriva l’idea centrale, ma il film sceglie un tono diverso, più vicino alla satira e all’action degli anni ’80. Una scelta che all’epoca fece discutere e che oggi sembra aver reso L’implacabile ancora più iconico.
L’ambientazione è nel 2017, in un futuro distopico che allora appariva lontano ma che oggi leggiamo come inquietantemente familiare. Un regime totalitario controlla la popolazione con uno show televisivo, Running Man, dove carcerati combattono contro gladiatori moderni chiamati “Sterminatori”. La critica sociale è evidente: i media come strumento di manipolazione, la violenza trasformata in intrattenimento, la libertà ridotta a spettacolo. Elementi che ritroviamo in opere successive come Battle Royale, Death Race o Hunger Games.
Al centro della storia c’è Ben Richards, un pilota accusato ingiustamente, costretto a partecipare al programma per sopravvivere. Schwarzenegger porta in scena un eroe muscolare ma anche disilluso, pronto a sfidare il sistema. Al suo fianco c’è María Conchita Alonso nei panni di Amber Mendez, mentre il cinico conduttore Damon Killian è interpretato da Richard Dawson, volto noto della televisione americana. Attorno a loro, una galleria di “cattivi” memorabili come Jesse Ventura, Jim Brown, Yaphet Kotto ed Erland van Lidth.
L’accoglienza nel 1987 fu contrastata. Alcuni critici sottolinearono l’eccessiva spettacolarità, altri videro nel film una satira pungente sulla società dello spettacolo. Non mancò chi lo definì “esagerato” o “troppo sopra le righe”. Ma il pubblico degli anni ’80, cresciuto con gli action di Sylvester Stallone, Jean-Claude Van Damme e lo stesso Schwarzenegger, non poté ignorarne l’impatto visivo e narrativo. Con il tempo, le sue intuizioni sono apparse profetiche.
Oggi, riguardando L’implacabile su Netflix, la sua forza è evidente. Non è soltanto un film di azione con eroi e villain. È una riflessione amara sulla spettacolarizzazione della violenza e sul potere dei media. Argomenti che nel 2025 suonano attualissimi, tra social network, reality estremi e fake news.
Il film ricevette anche riconoscimenti importanti. Ai Saturn Awards del 1988, Richard Dawson vinse come miglior attore non protagonista. La pellicola ottenne nomination per i costumi e come miglior film di fantascienza. Anche Arnold Schwarzenegger venne candidato ai Kids’ Choice Awards. Non era solo un film “di genere”: Hollywood riconobbe la sua capacità di lasciare un segno.
Curioso anche il legame con lo sport. Jim Brown, leggenda del football americano, Jesse Ventura ed Erland van Lidth, wrestler professionisti, portarono sullo schermo una fisicità autentica. La loro presenza rese ancora più credibili i combattimenti nello show televisivo che domina la trama.
Rispetto al romanzo, il film aggiunse elementi inediti. Il personaggio di Amber Mendez, ad esempio, non esisteva nel libro. Anche la love story è un’invenzione cinematografica. Se King aveva scritto un racconto cupo e senza speranza, Hollywood lo trasformò in un action satirico, con un finale liberatorio che piacque al grande pubblico.
Molti dettagli appaiono sorprendenti a distanza di anni. La domotica vocale presente nell’appartamento di Amber sembrava fantascienza, ma oggi è realtà quotidiana. La visione di un’America ossessionata dallo spettacolo appare come una profezia. Non a caso, il regista Edgar Wright sta lavorando a un remake, segno che l’eredità di questo film non è mai svanita.
L’implacabile ha lasciato un segno profondo nella cultura pop. Serie tv, videogiochi, film successivi hanno ripreso l’idea del “gioco mortale” trasmesso in diretta. Non è un caso se ancora oggi viene citato come ispirazione diretta per produzioni che dominano l’immaginario contemporaneo.
Guardarlo su Netflix significa tornare agli anni ’80, ma anche riflettere sul presente. Un presente in cui la linea tra intrattenimento e manipolazione è sempre più sottile. Forse per questo, dopo quasi quarant’anni, il film emoziona, diverte e inquieta allo stesso tempo. E conferma che certe storie, nate come “fantascienza”, finiscono per raccontare la realtà meglio di tanti saggi. L’implacabile non è solo un cult immortale. È un avvertimento. Un film che aveva visto lontano e che oggi, grazie a Netflix, torna a parlarci con forza.
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