C’è una serie che su Netflix sorprende chi ama i period drama, ma non si accontenta di ripetere formule già viste. Blood, Sex & Royalty porta sullo schermo Anna Bolena, Enrico VIII e l’Inghilterra del Cinquecento con un linguaggio radicalmente diverso. Non cerca di rassicurare. Non finge di essere neutra. Gioca con i codici della modernità e li applica a uno dei drammi storici più famosi. Gli abiti sono in costume, ma rivisitati con dettagli contemporanei. La musica alterna ballate rinascimentali a hit pop.
Il risultato è fresco, ironico e, per molti, spiazzante.
La storia inizia nel 1536. Anna Bolena, interpretata da Amy James-Kelly, è rinchiusa nella Torre di Londra. È accusata di tradimento e attende la condanna. Attraverso flashback, la docu-serie mostra la relazione con Enrico VIII (Max Parker), la rottura con Caterina d’Aragona, la separazione dalla Chiesa cattolica e l’ascesa di Anna al trono. Il racconto culmina con la decapitazione, ma non è solo tragedia: emerge la donna che ha contribuito a creare l’Atto di Supremazia e ad aprire la strada a Elisabetta I.
Accanto ai due protagonisti brillano Adam Astill (Thomas Boleyn), Lois Tallulah (Mary Boleyn), Jhon Lumsden (George Boleyn) e Sophie Boettge (Jane Boleyn). Nei momenti di analisi compaiono gli storici Suzannah Lipscomb, Tracy Borman, Owen Emmerson e Lauren Mackay, che inseriscono le vicende nel contesto reale. È un formato ibrido: metà dramma recitato, metà documentario. Una scelta che può destabilizzare, ma proprio in questo sta la sua forza. Solo tre episodi, circa 45 minuti l’uno. Una visione veloce e sorprendente.
Blood, Sex & Royalty non ha raccolto premi prestigiosi. Eppure ha lasciato un segno. La critica ha notato la freschezza del linguaggio e la capacità di raccontare figure femminili forti senza prendersi troppo sul serio. Molti spettatori l’hanno paragonata a I Tudors, altri l’hanno avvicinata al fenomeno Bridgerton. In comune c’è l’idea di contaminare il passato con elementi pop e ironici. Ma qui il tono è più tagliente e diretto.
Le curiosità non mancano:
Quanto all’impatto, non si può dire che abbia rivoluzionato il genere. Ma ha aperto uno spazio nuovo. Dopo Blood, Sex & Royalty, Netflix ha mostrato maggiore coraggio nel produrre storie storiche contaminate da linguaggi moderni. Titoli come La Regina Carlotta o lo stesso Bridgerton hanno beneficiato di questo esperimento. La serie ha anche ricordato quanto il pubblico sia pronto ad accogliere narrazioni femminili forti e protagoniste scomode. Anna Bolena, spesso ridotta a vittima, qui appare intelligente, ironica, determinata. Una donna che ha sfidato il potere, pagando con la vita.
Guardarla oggi significa riflettere non solo sul passato, ma anche sul modo in cui la Storia viene riscritta per il pubblico contemporaneo. Un invito a non fermarsi mai alle versioni ufficiali, e a cercare sempre nuove prospettive.
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