Fiction Rai, il gioiello dimenticato che i francesi stanno amando: nel cast Martari e Capotondi.
Nel mare di fiction Rai che ogni anno si affacciano sul piccolo schermo, alcune brillano più di altre. Alcune restano nella memoria collettiva, altre invece finiscono col perdersi nel rumore di titoli e repliche. Eppure, tra queste, esiste una miniserie che meriterebbe di essere ricordata con forza, perché possiede tutto: qualità narrativa, interpreti di alto livello e un tema sociale che ancora oggi brucia. Si tratta di Bella da morire, andata in onda nel 2020, e oggi riscoperta dal pubblico francese con il titolo La Disparue du Lac Noir. In Francia è stata rilanciata con una nuova programmazione televisiva e sta vivendo una seconda vita anche sulle piattaforme digitali. Nella top 10 di Rai Play France (il corrispettivo del nostro servizio streaming), è tornata ad attirare un pubblico vasto e appassionato. Una consacrazione che pone una domanda inevitabile: perché in Italia si parla così poco di una fiction così potente?
Non è un semplice giallo. È un’opera che fonde la tensione tipica del crime con il coraggio di affrontare un tema troppo spesso relegato ai titoli di cronaca: il femminicidio. Al centro della storia c’è Eva Cantini, interpretata con forza da Cristiana Capotondi. Ispettrice di polizia dal carattere deciso, Eva torna nel suo paese natale per sostenere la sorella Rachele (Benedetta Cimatti). Ma il suo arrivo coincide con la scomparsa di Gioia, giovane donna che sogna il mondo dello spettacolo e che finirà vittima di un destino crudele. Accanto a lei troviamo un cast di spessore: Matteo Martari nei panni del collega Marco Corvi, Lucrezia Lante della Rovere come PM Giuditta Doria, e Margherita Laterza nel ruolo del medico legale Anita Mancuso. Attorno a loro, un intreccio che non parla solo di un’indagine, ma di un sistema sociale in cui i pregiudizi e il silenzio pesano tanto quanto la mano del colpevole.
All’esordio su Rai 1, la fiction ottenne oltre 5,5 milioni di telespettatori con uno share vicino al 19%. Numeri che oggi farebbero gola a qualsiasi titolo. Eppure, col tempo, il nome di Bella da morire si è dissolto, oscurato da produzioni più promosse o da quelle con più stagioni alle spalle. In Francia invece ha trovato terreno fertile: un pubblico curioso, pronto a premiare il coraggio di una storia che unisce emozione e denuncia. La differenza forse sta proprio nella percezione. Da noi le fiction Rai di maggiore successo restano spesso quelle familiari o romantiche.
Laddove una serie tocca un nervo scoperto della società, viene applaudita nell’immediato ma non trova la stessa lunga memoria. Oltralpe, invece, la serie è diventata una delle produzioni italiane più apprezzate degli ultimi mesi, un vero gioiello nascosto che sta conquistando i francesi puntata dopo puntata. A distanza di cinque anni, Bella da morire resta una delle fiction Rai più riuscite per equilibrio tra intrattenimento e impegno civile. È la prova che il servizio pubblico televisivo, quando osa, sa raccontare storie che lasciano un segno. Riscoprirla oggi non significa solo vedere un buon giallo, ma anche rimettere al centro una riflessione che purtroppo resta di drammatica attualità.
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