Sta per lasciare Netflix un film che ha segnato l’immaginario di intere generazioni. Il giardino segreto, diretto da Agnieszka Holland nel 1993, è un’opera capace di unire poesia, mistero e speranza. Dal romanzo di Frances Hodgson Burnett è nato uno dei film più amati, oggi incluso nella lista dei 50 titoli da vedere entro i 14 anni. La sua uscita dalla piattaforma il 25 agosto crea un senso di perdita. Perché un cult del genere non è solo intrattenimento: è memoria collettiva.
La storia di Mary Lennox, orfana costretta a trasferirsi dall’India all’Inghilterra vittoriana, resta un racconto universale. A Misselthwaite Manor, tra stanze oscure e corridoi interminabili, Mary scopre un giardino abbandonato. Quel luogo diventa un rifugio segreto, ma anche un simbolo di rinascita. Con lei ci sono Colin Craven, il cugino fragile costretto a letto, Dickon, il ragazzo capace di parlare alla natura, e Martha, la domestica dal cuore buono. Ognuno di loro si trasforma grazie al contatto con la vita che torna a fiorire.
Il cast regala interpretazioni indimenticabili. Kate Maberly porta in scena una Mary intensa e ribelle. Heydon Prowse dà volto e voce al tormento di Colin. Andrew Knott è il vivace Dickon. Laura Crossley incarna la dolce Martha. John Lynch interpreta lo zio Archibald Craven, tormentato e distante. E poi c’è Maggie Smith, nei panni di Mrs. Medlock, severa governante che nasconde fragilità. Un cast corale che ha reso il film credibile e immortale. Dietro la macchina da presa c’è Agnieszka Holland, regista capace di fondere delicatezza e rigore. La sceneggiatura porta la firma di Caroline Thompson, già autrice di Edward mani di forbice. La colonna sonora di Zbigniew Preisner aggiunge malinconia e meraviglia. Non sorprende che la critica lo abbia accolto con calore e che i premi non siano mancati.
Maggie Smith ottenne una nomination ai BAFTA del 1994 come migliore attrice non protagonista. Lo scenografo Stuart Craig venne premiato agli Evening Standard British Film Awards. La London Critics Circle consegnò a Kate Maberly un riconoscimento speciale. La colonna sonora vinse un Los Angeles Film Critics Award. E i Young Artist Awards celebrarono il film come miglior drammatico familiare, con candidature agli attori più giovani.
Il segreto del film non sta solo nella trama. È nell’atmosfera. La brughiera inglese, la villa gotica, le luci soffuse: tutto contribuisce a creare un mondo sospeso. Non a caso, rispetto al romanzo originale, il film sceglie un dettaglio diverso. I genitori di Mary muoiono in un terremoto, non per colera. Una scelta che accentua la dimensione simbolica della natura come forza che distrugge ma anche rigenera. La prova di Maggie Smith colpisce per rigore e umanità. Gli spettatori più giovani la riconosceranno come la Professoressa McGranitt nei film di Harry Potter. Ma qui è già maestra nel rendere viva una figura severa e misteriosa. Ogni sguardo è una lezione di cinema.
Il film ha avuto un impatto forte sul cinema family britannico degli anni ’90. Ha dimostrato che si possono raccontare temi complessi ai bambini senza semplificarli, ha ispirato altri adattamenti dei romanzi di Frances Hodgson Burnett, come La piccola principessa di Alfonso Cuarón. E ha dato coraggio a una nuova generazione di registi nel trattare storie di formazione con scenari naturalistici e poetici.
Il giardino segreto non è solo un film da vedere. È un film da vivere. Resta nel cuore perché parla di lutto e rinascita, di solitudine e amicizia, di dolore che si trasforma in speranza. Guardarlo oggi, a distanza di oltre trent’anni, significa tornare bambini e riscoprire il potere della natura di guarire l’anima. Dal 25 agosto il film non sarà più su Netflix. Ma chi riuscirà a vederlo prima della sua uscita avrà un privilegio: quello di toccare ancora una volta quel giardino. Un giardino che, come la memoria, non smette mai di rifiorire.
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