Russell Crowe non è mai stato così vulnerabile: in Padri e figlie, film del 2015 diretto da Gabriele Muccino e disponibile su RaiPlay, l’attore premio Oscar veste i panni di un padre a pezzi. Amanda Seyfried interpreta sua figlia da adulta, in una storia che mescola infanzia e vita adulta, tra dolore, silenzi e ferite che non guariscono mai.
Padri e figlie – titolo originale Fathers and Daughters – è una coproduzione internazionale, girata negli Stati Uniti, con un cast stellare che comprende anche Aaron Paul, Diane Kruger, Jane Fonda e Octavia Spencer. Eppure, in Italia, il film è passato quasi inosservato. Troppo intimo? Troppo sincero? Forse. Ma oggi è il momento perfetto per riscoprirlo. Il regista Muccino lo ha definito uno dei suoi film più personali. E lo si sente. Fotogramma dopo fotogramma.
Jake Davis è uno scrittore di successo, vincitore del Premio Pulitzer. Rimasto vedovo dopo un tragico incidente, si ritrova a crescere da solo la figlia di cinque anni. Ma Jake combatte anche con gravi disturbi psicologici. Viene ricoverato. Gli zii cercano di ottenere la custodia. E la sua battaglia per restare vicino a Katie diventa disperata. Proprio in quel periodo, Jake scrive il romanzo Padri e figlie, dedicato alla figlia. Un’ultima lettera d’amore prima della sua scomparsa.
Venticinque anni dopo, Katie è adulta. È diventata assistente sociale, aiuta i bambini in difficoltà. Ma dentro è ancora bloccata. Non si fida dell’amore. Non crede nei legami. Rifiuta ogni tenerezza, quasi fosse pericolosa. Fino a quando conosce Cameron, un giovane affascinato proprio dai libri del padre. E da lì, lentamente, qualcosa cambia. Katie incontra una bambina problematica, molto simile a quella che è stata lei. E forse, solo così, riesce a ritrovare il padre. O almeno, la parte di sé che aveva sepolto con lui.
La sceneggiatura di Brad Desch era nella Black List di Hollywood del 2012: la lista delle migliori storie non ancora realizzate. E quando si guarda il film, si capisce perché. La regia è elegante, mai urlata. La narrazione si muove tra presente e passato con grazia. I flashback sono ferite aperte che tornano a sanguinare. Padri e figlie non ha vinto premi importanti. Ma ha lasciato un segno nel racconto cinematografico della paternità. Dopo questo film, molti altri hanno iniziato a mostrare padri fragili, imperfetti, ma profondamente umani. Non più eroi. Ma uomini reali, pieni di crepe.
Questo è uno dei contributi silenziosi ma fondamentali del cinema di Muccino. Parlare d’amore, quando l’amore fa paura. Se hai voglia di un film che ti parli davvero, guarda Padri e figlie su RaiPlay. E prepara il cuore. Perché a volte, l’unica strada per andare avanti è tornare indietro. A quando eravamo bambini. A quando volevamo solo essere amati.
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