Stasera in tv sul Nove alle 21:30 va in onda Ghostbusters (Acchiappafantasmi), un capolavoro della storia del cinema da rivedere più e più volte.
New York, anni ’80. Tre professori di parapsicologia — Peter Venkman (Bill Murray), Ray Stantz (Dan Aykroyd) ed Egon Spengler (Harold Ramis) — vengono licenziati dalla prestigiosa Columbia University. La loro ricerca sui fenomeni paranormali è considerata una perdita di tempo. Ma loro non mollano. Nasce così la società “Ghostbusters”, un servizio privato di cattura e smaltimento di fantasmi nella Grande Mela. Un’idea folle. Un colpo di genio. Il primo intervento è un successo. Le chiamate aumentano. Serve rinforzo. Arriva Winston Zeddemore (Ernie Hudson), pronto a unirsi alla squadra. Nel frattempo, Dana Barrett (Sigourney Weaver), violoncellista, assiste a strani fenomeni nel suo appartamento. Una creatura la terrorizza pronunciando una parola enigmatica: Zuul.
Gli Acchiappafantasmi indagano. Scoprono che il palazzo di Dana è il fulcro di un culto oscuro. L’obiettivo? Evocare Gozer, una divinità distruttrice. La città è in pericolo. Tra risate, inseguimenti e effetti speciali memorabili, si arriva allo scontro finale. Il gigantesco Stay Puft Marshmallow Man invade le strade di Manhattan. Solo ingegno e coraggio salveranno New York.
Ghostbusters, uscito nel 1984, incassò oltre 280 milioni di dollari al box office globale. Un risultato clamoroso per l’epoca. La canzone Ghostbusters di Ray Parker Jr. diventò un tormentone planetario. Il film ottenne due candidature agli Oscar (Migliori effetti visivi, Miglior canzone originale) e tre nomination ai Golden Globe. Vinse il BMI Film & TV Award e nel 2015 entrò nel National Film Registry della Library of Congress.
Il cast fu fondamentale. Bill Murray regalò a Venkman un’ironia irresistibile. Dan Aykroyd e Harold Ramis misero in scena un’amicizia nerd e autentica. Sigourney Weaver aggiunse fascino e carisma. E Ernie Hudson portò equilibrio e concretezza. Il ruolo di Venkman era stato pensato per John Belushi, ma la sua scomparsa cambiò i piani. Attori come Michael Keaton, Chevy Chase, Tom Hanks e Robin Williams rifiutarono la parte. Murray la trasformò in oro puro. Il personaggio di Winston doveva avere più spazio, ma la sceneggiatura cambiò all’ultimo momento. Ernie Hudson lo scoprì solo a riprese iniziate.
La location di Dana, il 55 Central Park West, esiste davvero. Per il film fu arricchita con modellini e matte paintings. Lo Stay Puft fu realizzato con tre costumi, ognuno da 20.000 dollari. Tutti distrutti durante le riprese. Nella campagna promozionale, un numero di telefono realmente attivo permetteva di ascoltare la segreteria di Murray e Aykroyd. Arrivarono oltre mille chiamate all’ora.
Ghostbusters ha mescolato generi in modo rivoluzionario: commedia, horror, fantasy e azione. Ha aperto la strada a film come Men in Black, Evolution, Beetlejuice e a tante commedie paranormali. Non fu solo un successo cinematografico. Diventò un fenomeno culturale e commerciale. Serie animate come The Real Ghostbusters e Extreme Ghostbusters, videogiochi, fumetti, sequel (Ghostbusters II, Afterlife, Frozen Empire), reboot e giocattoli invasero il mercato.
Il film contribuì anche a migliorare l’immagine di New York al cinema negli anni ’80. La città non era più solo crime e degrado, ma anche ironia, avventura e spirito di squadra. Oggi Ghostbusters è un cult transgenerazionale. Piace a chi lo vide al cinema e ai giovani che lo scoprono in TV o streaming. I dialoghi sono diventati citazioni. I personaggi, icone pop. Guardarlo stasera in tv sul Nove significa fare un tuffo in un’epoca in cui il cinema sapeva essere spettacolo puro e sincero. E significa ridere, emozionarsi e, sì, avere un po’ di brividi. Perché, in fondo, chi chiamerai?
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