Russell Crowe è Noè: il patriarca mistico e oscuro da riscoprire su Disney+.
Russell Crowe non interpreta Noè. Diventa Noè. Non è una sfumatura di parole, ma il cuore del film diretto da Darren Aronofsky, oggi disponibile su Disney+. Noah (2014) non è un film biblico come tanti. È una rilettura visionaria, potente e radicale del mito dell’Arca. E Crowe la porta sulle spalle, letteralmente e metaforicamente. Nel ruolo del patriarca scelto dal Creatore per sopravvivere al Diluvio, Crowe sfodera un’intensità cruda, che spiazza. Niente barba rassicurante o occhi pieni di saggezza. Il suo Noè è sporco, segnato, combattuto. Non cerca la gloria, ma la verità. E in questo, Crowe regala una delle interpretazioni più dure e ambiziose della sua carriera.
Dimentica le illustrazioni per bambini. Questo Noè vive nel fango, combatte con i nemici della natura e con i fantasmi della propria coscienza. Ha visioni apocalittiche, riceve un ordine impossibile e lo accetta senza sapere dove lo porterà. Ma non senza lacerazioni. Crowe trasforma un personaggio millenario in un uomo vivo, lacerato tra il dovere e l’amore, tra il comando divino e l’istinto umano. Ogni scelta pesa come una condanna. E quando si troverà a dover decidere se salvare o sacrificare, la tensione diventa insostenibile. Noè, nel film, non è solo il salvatore degli animali. È l’ultimo uomo a poter salvare l’umanità da se stessa. Un personaggio quasi “green”, profondamente legato alla terra e alle sue creature, molto più vicino a un eco-guerriero spirituale che a un semplice interprete di profezie.
Chi pensa a Russell Crowe pensa a Il Gladiatore. È inevitabile. Il Massimo Decimo Meridio di Ridley Scott è un’icona: il generale che diventa schiavo, lo schiavo che diventa gladiatore, l’uomo che sfida un impero. Ma il Noè di Noah è il suo opposto complementare. Dove Massimo combatte con la spada, Noè combatte con la fede. Dove il gladiatore cerca vendetta e giustizia in un mondo corrotto, il patriarca cerca redenzione in un mondo condannato. Massimo è guidato dalla rabbia, Noè dalla paura. Uno è un uomo d’azione, l’altro un uomo di visioni. Eppure, entrambi sono mossi dallo stesso fuoco: la responsabilità. La famiglia. L’onore. Ma se Massimo è l’eroe tragico in una Roma decadente, Noè è il profeta del caos che deve decidere se esiste ancora qualcosa da salvare.
Il punto di forza di Noah è anche il suo rischio più grande: umanizzare una figura sacra senza svilirla. Darren Aronofsky osa. E Crowe lo segue, senza paura. Porta sullo schermo un Noè che piange, che sbaglia, che urla al cielo. E che, nonostante tutto, resta in piedi. Il film non è una lettura catechistica. È un dramma esistenziale, quasi un thriller mistico, con sequenze spettacolari e momenti di silenzio che urlano più di qualsiasi battaglia. Russell Crowe dimostra ancora una volta che il vero eroismo non sempre passa per la spada. A volte, è il coraggio di guardare Dio negli occhi e accettare il peso del silenzio.
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