Aida all’Arena, la vera sorpresa è Luca Zingaretti: stasera su Rai 3 lo vediamo come non l’abbiamo mai visto.
Non c’è solo la voce potente di Anna Netrebko o la maestosità scenografica dell’Arena di Verona. A farci alzare il volume della tv questa sera su Rai 3 sarà Luca Zingaretti, che torna, ma non come Il Commissario Montalbano. No, stavolta niente Sicilia, niente “cabasisi”, niente arancini. Zingaretti è il narratore d’eccezione di Aida, l’opera di Giuseppe Verdi simbolo dell’opera italiana nel mondo. E no, non ci legge il libretto. Ci accompagna. Ci guida. Ci porta dentro l’Arena come se fosse lui stesso a camminare tra i templi dell’antico Egitto, tra passioni impossibili e marce trionfali, tra sguardi perduti e sacrifici che ancora oggi stringono lo stomaco.
Perché Aida è un’opera immensa. E anche se la trasmissione non è in diretta, l’effetto scenico è quello delle grandi occasioni: con la regia visionaria di Stefano Poda, la bacchetta precisa del Maestro Marco Armiliato, e quella cornice che è l’Arena di Verona, che da sola vale più di mille teatri. Ma il punto è un altro. Il punto è Zingaretti. Che ha la voce calda e decisa che conosciamo bene, ma stavolta la usa per raccontare l’amore tra Aida e Radamès, per spiegare le tensioni tra l’Etiopia e l’Egitto, per dare un contesto al dramma con la stessa chiarezza con cui un tempo spiegava un delitto.
È un Zingaretti divulgatore, empatico e appassionato. Lo senti che l’opera gli piace, che non è lì per contratto. Entra nel testo, ne coglie i sottotesti. Sa dosare i silenzi. E no, non ruba mai la scena: la illumina. Un esperimento? Forse. Ma riuscito. Un modo intelligente (e finalmente non noioso) di avvicinare il pubblico generalista a una delle forme d’arte più potenti che abbiamo. Con rispetto, ma anche con accessibilità.
Certo, il cuore della serata è Aida: con Netrebko nel ruolo del titolo, intensa e sontuosa come la sua voce; con i costumi che sembrano scesi da una passerella parigina e invece sono puro teatro; con quella scena del trionfo che ti lascia a bocca aperta ogni volta, anche se l’hai già vista mille volte. Ma a stupire è lui. Zingaretti, diverso. Quello che non veste né la divisa né la camicia bianca arrotolata sui gomiti. Quello che non insegue criminali ma emozioni. Che spiega Verdi al grande pubblico senza mai cadere nella didattica. E in un Paese dove spesso la cultura “alta” viene servita con distacco, questo è un piccolo miracolo.
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