Antonio Banderas torna in scena con The Enforcer, un film d’azione intenso, crudo e sorprendentemente umano, disponibile da oggi su Prime Video.
Non è solo un thriller. È la storia di un uomo spezzato, che cerca redenzione mentre il mondo che lo ha creato gli crolla addosso. Nel cuore violento di Miami, Cuda è il braccio destro della criminalità organizzata. Un uomo addestrato a uccidere senza fare domande. Ma dentro di lui qualcosa cambia. Una scintilla. Una colpa che diventa troppo grande da ignorare. Quando scopre che la sua boss, Estelle (una glaciale Kate Bosworth), traffica minori, il suo mondo crolla. E il senso di giustizia, sepolto da anni, riemerge con ferocia. Al centro di tutto c’è Billie, una ragazza fragile ma viva. Una vita che lui ha giurato di proteggere. L’unico legame autentico con il bene. È allora che Cuda, il killer perfetto, tradisce il suo passato. E diventa un uomo braccato.
The Enforcer è un noir moderno, fatto di ombre e rimorsi. Ma anche di coraggio, padri mancati e scelte definitive. Il film segna il debutto alla regia di Richard Hughes, e trova in Banderas la sua colonna portante. Un protagonista che non ha più nulla da perdere, ma qualcosa da salvare. Completano il cast Mojean Aria (Stray), Alexis Ren (Lexus), Zolee Griggs (Billie) e il rapper 2 Chainz nei panni del gangster Freddie. Un gruppo eterogeneo, sporco, ma sorprendentemente affiatato. The Enforcer non ha ricevuto premi. Nessuna nomination. Eppure, colpisce. Perché punta tutto sull’intensità e su un tema eterno: l’uomo che tenta di cambiare, quando è ormai troppo tardi.
L’ambientazione è dichiaratamente noir. Piogge notturne, luci al neon, locali fumosi. Il male ha un’estetica. Ma dentro, batte qualcosa di autentico. Pur ambientato a Miami, il film è stato girato in Grecia, tra le vie di Salonicco. Una scelta logistica che non compromette l’atmosfera, anzi: la rende più sporca, più reale. Banderas porta tutto il suo carisma. Lo spettatore gli crede. Anche quando spara. Anche quando prega in silenzio di essere perdonato. Non ci sono effetti speciali da capogiro. Ma ci sono corpi segnati, occhi stanchi e mani che tremano. Il vero spettacolo è interiore. Il regista non cerca l’originalità. Ma si affida a ciò che funziona: la figura archetipica del sicario in cerca di riscatto. Un cliché? Forse. Ma ben raccontato.
The Enforcer non cambierà il cinema. Ma se ami i film dove i criminali si rompono, dove l’azione ha un prezzo, vale la pena vederlo. In un’epoca in cui il male viene spesso spettacolarizzato, qui c’è spazio per il dolore. Per il silenzio. Per la scelta di morire da uomo, non da macchina. Guardalo oggi stesso su Prime Video. Prima che venga sepolto da titoli più patinati e meno sinceri. Perché certe storie non urlano. Ti sussurrano, ma ti restano dentro.
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