Stasera in tv, alle 21:14 su Iris, va in onda Civiltà perduta (The Lost City of Z). Un film del 2016 diretto da James Gray, tratto dal bestseller di David Grann.Non è un semplice racconto d’avventura. È una discesa nell’ossessione. Una sfida alla logica. Una corsa contro il tempo e contro il pensiero dominante dell’epoca.
Nel 1906, Percy Fawcett parte per una missione nell’Amazzonia. È ufficiale della Royal Geographical Society. Deve mappare i confini tra Brasile e Bolivia. Ma quel viaggio cambierà tutto. Fawcett scopre reperti misteriosi. Pezzi di terracotta nascosti nella giungla. Non ci vede solo archeologia. Ci vede qualcosa di più. Una civiltà scomparsa. Un’antica città che nessuno ha mai trovato. La chiama Z. E da quel momento, la sua vita non sarà più la stessa.
Nel ruolo di Percy, un intenso Charlie Hunnam. Al suo fianco, un sorprendente Robert Pattinson nei panni del biologo Henry Costin. La splendida Sienna Miller è Nina, la moglie che lo aspetta e lo sostiene. E un giovane Tom Holland interpreta Jack, il figlio che sceglie di seguirlo fino all’ultima spedizione.
Prodotto da Plan B Entertainment, la casa fondata da Brad Pitt, il film ha avuto una lavorazione lunga e travagliata. Doveva interpretarlo Pitt, poi Benedict Cumberbatch, prima che il ruolo passasse a Hunnam. È stato girato in Colombia e Regno Unito, in pellicola 35mm, con una fotografia mozzafiato firmata Darius Khondji. I paesaggi sono reali. L’umidità, la fatica, i pericoli, anche.
Presentato al Festival di Berlino e al New York Film Festival, Civiltà perduta ha raccolto critiche entusiastiche. Time Magazine lo ha inserito tra i dieci migliori film del 2017. E Tom Holland ha ricevuto una nomination come miglior giovane attore ai London Critics Circle Film Awards.
Civiltà perduta non è stato un successo commerciale. È costato 30 milioni di dollari e ne ha incassati solo 19. Ma ha lasciato un segno. E oggi è considerato un film di culto. È un’opera che sfida i canoni del cinema d’avventura. Non ha eroi invincibili. Non ha finali trionfali. Ha invece personaggi ossessionati, visionari, fragili. E un protagonista che diventa leggenda proprio perché non viene compreso. Il film ha influenzato una nuova generazione di registi. Quelli che vogliono raccontare vite al limite, in territori estremi, fuori dai radar della civiltà moderna.
Molti lo avvicinano a pellicole di Werner Herzog e Michael Cimino. Non per stile, ma per spirito. Perché Civiltà perduta ha il coraggio di non piacere a tutti. Di non semplificare. Nel caos della giungla, Percy Fawcett cerca ordine. Cerca un senso. E in fondo, ognuno di noi lo fa. Il film parla proprio di questo. Di ciò che spinge una persona a lasciare tutto per inseguire qualcosa che non esiste. O forse sì.
Stasera in tv su Iris, lasciate perdere i thriller banali. Smettete di cercare solo azione. Lasciatevi trasportare da una storia vera. Che sembra leggenda. Che è diventata leggenda. “Civiltà perduta” non è per tutti. Ma chi saprà guardarlo con occhi aperti, ci troverà un mondo intero. Uno che esiste solo quando si smette di ragionare. E si comincia a credere.
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