Massimiliano Rossi, da Gomorra a L’Amica Geniale: “Napoli è molto più di furti e omicidi”.
Al Giffoni Film Festival, tra selfie, strette di mano e chiacchiere autentiche, Massimiliano Rossi si è presentato al pubblico con la semplicità disarmante di chi ha calcato palchi e set con la stessa intensità. Conosciuto per aver interpretato Zecchinetta in Gomorra e Antonio Cappuccio ne L’amica geniale, Rossi incarna due anime opposte della Napoli cinematografica: quella cruda e spietata delle faide criminali, e quella intima e nostalgica raccontata nei romanzi di Elena Ferrante.
Attore dalla profonda formazione teatrale, napoletano classe 1970, Rossi ha dato vita a due personaggi che, pur speculari per ambientazione geografica, mostrano due visioni completamente diverse della città. Se Zecchinetta rappresenta la Napoli dei clan, Antonio è la voce silenziosa di un popolo che lotta, ama e si reinventa. Ed è proprio nel confronto tra questi due mondi che nasce la riflessione dell’attore, stimolata da una domanda precisa: pensa che sia stato detto tutto su Napoli, tra cinema e serie tv, oppure c’è ancora qualcosa che non è stato rappresentato al meglio?
“Di questa città abbiamo visto tutto: c’è un repertorio filmografico consistente. Da napoletano, avendo fatto anche Gomorra, sono scocciato dalla rappresentazione di furti e omicidi”, ha detto con tono lucido, ma per nulla arrabbiato. Rossi non rinnega il passato, anzi, lo rivendica con onestà. Ma oggi, da artista e cittadino, sente il bisogno di cambiare narrazione. “I problemi di Napoli sono il circondario di Napoli. Ora è turismo, è gioia: ce la viviamo molto di più. Se fossi un produttore, mostrerei la bellezza del viverci, apprezzarla con gioia. In Italia non si fanno mai le rivoluzioni: se fossi un produttore, punterei su quello”. C’è poi una nota dolente nel suo discorso, che mette in discussione il modo in cui certi racconti si riflettono sulla realtà: “Le persone rappresentate agiscono e poi si vedono proiettate in tv. Bisogna uscire da questo meccanismo sociale, perché le persone sbagliano e diventano così dei modelli di loro stessi”.
Il punto non è censurare la realtà, ma scegliere quale realtà raccontare. Rossi lo dice senza mezzi termini durante le dichiarazioni esclusive che ci ha rilasciato: “Serve allegria, dolcezza. Quello che poi cercano e amano gli stranieri quando ci guardano o vengono qui”. Parlando de L’amica geniale, l’attore ha confessato un legame personale con l’opera: “Ho amato molto i libri della Ferrante, li ho letti prima che la serie fosse prevista. Mi convince di più raccontare Napoli in quel modo, averle dato degli sprazzi. Forse però anche lì, i tempi sono sbagliati”. E con un sorriso racconta un aneddoto curioso: “Christian Giroso, bravissimo attore interpretava Antonio prima di me (nella seconda e terza stagione, ndr). Quando ho visto la somiglianza, ho detto: sono io!”. Non è una questione di superiorità tra una serie e l’altra, ma di direzione. Per Rossi, L’amica geniale offre una chiave diversa, più delicata, più emotiva, più vicina a ciò che Napoli può essere se raccontata con occhi nuovi. È questo il futuro che immagina: una rivoluzione silenziosa, ma concreta, che passa anche e soprattutto per lo schermo.
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