Misericordia è meglio di molti blockbuster: Emma Dante firma un miracolo crudo e lirico su RaiPlay.
Se Misericordia fosse stato un film americano, ci saremmo già trovati tra le mani un Oscar-bait con Meryl Streep travestita da prostituta siciliana, un’ambientazione patinata e una colonna sonora di Hans Zimmer a dar peso alle emozioni. Ma Emma Dante gioca un altro campionato. Uno più scomodo, più sporco, più vero. E il risultato è un piccolo miracolo di cinema italiano che si guarda, in esclusiva su RaiPlay e si sente sotto pelle, senza effetti speciali ma con un’anima che brucia. La regista palermitana trasforma l’isola in un luogo altro: una terra sospesa tra reale e onirico, tra i rottami del presente e i fantasmi del mito. Non è un caso che il mostro si chiami Polifemo e che il protagonista, Arturo, sia un Ulisse al contrario: non cerca di tornare a casa, cerca solo un posto dove poter restare.
Arturo, interpretato da uno strabiliante Simone Zambelli, corpo liquido e fragile che sembra danzare anche quando cammina, è orfano di madre, vittima di femminicidio, e figlio adottivo di tre prostitute: Betta, Nuccia e la giovane Anna. Tre donne ai margini che diventano, senza enfasi, tre figure sacre. Loro non lo salvano con gesti eroici, ma con la cura quotidiana, con una pietà che è già rivoluzione. Il film è tratto da una pièce teatrale della stessa Dante, ma il passaggio al cinema è tutt’altro che teatrale. Misericordia è cinema pieno, sporco di vita, di sabbia e di carne. Gli spazi chiusi soffocano, il mare osserva, la natura reagisce, partecipe e feroce. La regia non addolcisce nulla: i corpi sono segnati, i silenzi parlano più delle parole, la bellezza è un incidente.
C’è solo uno sguardo che scava. E che trova poesia dove altri vedrebbero solo degrado. L’opera attraversa temi urgenti: la violenza domestica, la disabilità, la marginalità, ma non li usa come bandiere. Li mette in scena con una delicatezza feroce, con uno sguardo che si ferma dove fa male, ma senza compiacersi mai. Arturo è un personaggio tragico, certo, ma anche una creatura luminosa. Non capisce il mondo come gli altri, ma lo ama più di chiunque.
Il cast è tutto perfettamente calibrato: Simona Malato, Tiziana Cuticchio e Milena Catalano danno corpo e voce a tre donne che portano sulle spalle il peso dell’intera narrazione, mentre Fabrizio Ferracane è un Polifemo da incubo, archetipo di un patriarcato che continua a mordere anche quando sembra sconfitto. Ma chi ha voglia di vedere un’opera che pulsa, che sfida, che commuove senza chiedere il permesso, allora Misericordia è un passaggio obbligato. Disponibile su RaiPlay, gratis e senza scuse. È meglio di molti blockbuster perché ha qualcosa che manca a tanti: un cuore.
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