Alcune storie sembrano scritte per il cinema, ma sono accadute davvero e, a volte, anche se romanzate, riescono a toccare corde profonde: è il caso di Eddie the Eagle – Il coraggio della follia, il film in onda stasera in tv su TV2000 alle 21:09.
Tratto dalla vera storia di Michael “Eddie” Edwards, un ragazzo britannico con un sogno più grande di lui, questo film ha commosso il mondo con la sua semplicità disarmante. Nel cast, una coppia che funziona: Taron Egerton nei panni di Eddie e Hugh Jackman in un ruolo inedito, emotivo e potente. La regia è di Dexter Fletcher, lo stesso di Rocketman, mentre la produzione porta la firma di Matthew Vaughn, già produttore di Kingsman. Eppure, qui c’è poco di glamour. C’è invece una storia di resistenza, coraggio e umanità.
Calgary, 1988. Le Olimpiadi invernali si accendono. E sul trampolino da sci, arriva Eddie. Non ha il fisico del campione. Non ha sponsor, né tecnica. Ma ha qualcosa che gli altri non hanno: un’ostinazione che non si piega, nemmeno di fronte al ridicolo. Il Regno Unito non partecipava al salto con gli sci da 60 anni. Eddie decide di colmare il vuoto. Si allena da solo, con attrezzature di fortuna. Nessuno crede in lui. Tranne Bronson Peary, ex atleta in disarmo, interpretato da un Hugh Jackman sorprendentemente intenso. Insieme, formano una squadra improbabile. Ma vera.
Eddie the Eagle è una favola sportiva moderna, che non parla di podi ma di dignità. La colonna sonora firmata Matthew Margeson accompagna ogni scena con delicatezza. La voce narrante di Jim Broadbent aggiunge un tocco quasi fiabesco.
Eddie è reale. E anche se il film si prende libertà narrative – come la figura di Bronson Peary, inventata – il cuore resta autentico. Eddie esiste ancora. E ha raccontato che solo il 15% del film è verità. Ma è quella percentuale a bastare. Perché parla al cuore. Il film è stato girato tra Germania, Austria e gli iconici Pinewood Studios. Eddie, il vero, ha prestato i suoi vecchi sci e supervisionato alcune scene. L’effetto è quello di un’opera sincera, quasi artigianale, che non cerca effetti speciali ma risposte emotive.
Hugh Jackman non interpreta il solito eroe muscoloso. Qui è fragile, ironico, stanco. Ma ritrova in Eddie quella scintilla che aveva perso. Il loro legame è il cuore del film. E funziona perché sembra vissuto, non recitato. Nel cast anche Christopher Walken, nel ruolo del mentore dimenticato. Iris Berben, Jo Hartley e Keith Allen regalano personaggi secondari credibili, spesso commoventi.
Eddie the Eagle ha ricevuto riconoscimenti in festival internazionali. Ha vinto il Truly Moving Picture Award e il premio del pubblico al Bali International Film Festival. È stato candidato agli Empire Awards come miglior film britannico. E ha fatto breccia nei cuori di chi, da sempre, tifa per gli ultimi. Non a caso, dopo Calgary, il Comitato Olimpico cambiò le regole. La chiamarono la “Eddie the Eagle Rule”. Un modo per impedire che atleti “impreparati” si qualificassero. Ma in realtà, era una reazione a chi aveva ricordato a tutti il vero spirito olimpico.
Oggi, Eddie è un simbolo. Non dell’insuccesso, ma della tenacia che supera ogni limite. Questo film lo racconta con umorismo e grazia. Non serve amare lo sport per farsi coinvolgere. Serve solo un po’ di cuore. Se stasera in tv avete bisogno di crederci di nuovo, Eddie è lì. Con i suoi occhiali appannati, i suoi salti improbabili e un sorriso che vale più di una medaglia. Guardatelo. Non per vincere. Ma per ricordarvi quanto può essere potente semplicemente provarci.
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