Dal 1° luglio su Netflix è tornato disponibile Arrival, il film che ha cambiato per sempre il volto della fantascienza. Diretto da Denis Villeneuve, tratto da un racconto di Ted Chiang e interpretato da una Amy Adams al massimo del suo talento, questo capolavoro non parla solo di alieni. Parla di tempo, perdita, linguaggio. E lo fa con una grazia e una potenza che pochi film hanno saputo eguagliare.
Non è un film facile. Non è un film che guardi distrattamente sul divano. Arrival ti chiede attenzione. In cambio, ti lascia qualcosa dentro. Qualcosa che resta. Accanto ad Amy Adams, nel ruolo della linguista Louise Banks, troviamo Jeremy Renner nei panni del fisico teorico Ian Donnelly. Forest Whitaker interpreta il colonnello Weber, mentre Michael Stuhlbarg è l’agente della CIA. Tutti, diretti da un Villeneuve che prima di Dune e Blade Runner 2049, ha saputo raccontare l’invisibile come pochi altri registi contemporanei.
La trama è semplice solo in apparenza: dodici astronavi aliene compaiono in diversi punti della Terra. Gli Stati Uniti convocano Louise Banks per tentare una comunicazione. Ma il contatto con gli Eptapodi, creature misteriose con sette arti e un linguaggio circolare, svela qualcosa di molto più profondo. Per Louise, questa non è solo una missione scientifica. È anche un viaggio personale, intimo, doloroso. Il film alterna momenti di tensione globale a frammenti di una maternità spezzata, di un futuro che potrebbe non essere evitabile. E ci chiede: cosa faresti se conoscessi il tuo destino? Arrival è costruito su una struttura narrativa che ribalta il tempo. La linearità cede il passo a una logica circolare. Le emozioni arrivano prima della comprensione. E quando tutto si chiarisce, è troppo tardi per non commuoversi.
Il film ha ottenuto 8 nomination agli Oscar, tra cui Miglior film, Miglior regia e Miglior sceneggiatura non originale. Ha vinto l’Oscar per il Miglior montaggio sonoro. Ha trionfato ai WGA Awards, ai BAFTA e ai Critics’ Choice Awards. Ma il vero premio è l’impatto duraturo che ha avuto sul pubblico e sul genere fantascientifico. Dopo Arrival, il cinema ha cominciato a guardare di nuovo verso le stelle. Ma lo ha fatto con occhi più umani. Ha spianato la strada a film come Blade Runner 2049, firmato dallo stesso Villeneuve. E ha influenzato opere più recenti che osano mettere al centro emozione, riflessione, linguaggio.
Viviamo in un tempo che ci spinge a consumare. Contenuti veloci, emozioni fugaci. Arrival è l’esatto opposto. Ti chiede di rallentare. Ti invita a riflettere. Ti colpisce al cuore, ma lo fa in silenzio. Non è solo un film. È un’esperienza. È una domanda lasciata aperta. È una cicatrice che si illumina. Se non lo hai mai visto, questo è il momento. E se lo hai già visto, preparati a vederlo di nuovo, con occhi nuovi. Disponibile ora su Netflix. Ma soprattutto: disponibile nel momento giusto per entrare nella tua vita.
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