Mine Vaganti stasera in tv, quel film che non smetti mai di riguardare. Bianca Nappi ci racconta la gratitudine di farne parte.
Riccione, Italian Global Series Festival. Il sole, la Riviera, e una chiacchierata intensa con Bianca Nappi, che nel film Mine Vaganti interpreta Elena Cantone: una delle pellicole più amate e sfaccettate del cinema italiano degli ultimi quindici anni. Quando le chiediamo come si sente ad aver preso parte a quello che oggi viene considerato un cult generazionale, l’attrice sorride e non ha dubbi: “Porto con me la gratitudine di essere stata in questo progetto”. L’emozione è tangibile. Bianca Nappi parla con entusiasmo e affetto del lavoro con Ferzan Özpetek, ricordando l’energia collettiva che si respirava sul set e il legame speciale che ancora oggi la lega a quell’esperienza. “Mine Vaganti è uno di quei grandi film del passato, di quelli che non ci si stanca mai di guardare”, afferma, con lo sguardo di chi sa di aver fatto parte di qualcosa che va oltre la semplice carriera.
Uscito nel 2010 e diretto da Ferzan Özpetek, il film è ambientato in una Lecce solare e barocca, dove tradizione e cambiamento si intrecciano nella storia della famiglia Cantone, proprietaria di un pastificio storico. Protagonisti sono Tommaso e Antonio, due fratelli che affrontano (in modo molto diverso) il peso del coming out in un contesto familiare profondamente conservatore. Il ritorno di Tommaso da Roma, pronto a dichiarare la propria omosessualità, diventa il detonatore di una serie di segreti e rivelazioni che cambieranno per sempre gli equilibri del nucleo familiare. Un film così sentito per la capacità di parlare a più generazioni contemporaneamente. Özpetek mescola dramma e commedia, malinconia e ironia. Un racconto in cui ogni spettatore riesce a ritrovare un pezzo di sé. Lo scontro tra aspettative culturali e desideri personali è universale, ma nel contesto del sud Italia assume una forza ancora più autentica. Non si parla solo di orientamento sessuale, ma della libertà di essere chi si è. Personaggi veri, imperfetti, vivi.
Il film non funziona solo grazie alla regia di Özpetek, ma anche per la forza del suo cast corale. Oltre a Bianca Nappi, troviamo Riccardo Scamarcio, Nicole Grimaudo, Elena Sofia Ricci, Ennio Fantastichini e Lunetta Savino, ognuno con un ruolo cucito addosso come un abito su misura. E poi c’è lei: la nonna interpretata da Ilaria Occhini, che rappresenta la vera mina vagante. Custodisce il segreto più potente del film e lo rivela nel momento più delicato, dimostrando come anche il silenzio possa essere un atto rivoluzionario. Mine Vaganti racconta un’Italia autentica, quella dei pranzi di famiglia, delle panchine all’ombra, dei tabù mai affrontati apertamente. Ma anche un’Italia che cambia, che si interroga, che non senza fatica, evolve.
Il messaggio è chiaro: la felicità nasce dal coraggio di seguire se stessi, anche quando questo significa deludere chi ci ama. Una lezione che resta, scena dopo scena, battuta dopo battuta. Bianca Nappi lo ha detto bene: ci sono film che non smetti mai di guardare. Mine Vaganti è uno di questi. Perché ha saputo raccontare l’umanità con delicatezza, senza retorica, senza forzature. Ecco perché, oggi come allora, continua a essere amato. Ci fa ridere, piangere, e soprattutto ci fa pensare a quanto sia potente la libertà di essere davvero sé stessi.
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