Muti e Rohrwacher nello stesso cast: un film che sembra sogno, invece è realtà

Roma Elastica: dive, Muti, Rohrwacher e Ferrari per il film più atteso del 2025.

Un’attrice al tramonto. Un regista visionario. E Roma che, da sfondo, si fa protagonista. Roma Elastica è il titolo da segnarsi a penna rossa, perché quando Marion Cotillard decide di girare un ultimo film nella città eterna (ultimo, avete letto bene), niente può più rimanere immobile. Dietro la macchina da presa c’è Bertrand Mandico, regista francese che non ama le mezze misure: o lo si adora o lo si teme. Visionario fino al midollo, esteta senza compromessi, stavolta ha messo nel mirino gli anni Ottanta di una Roma sfrontata, kitsch e irresistibile. La città degli eccessi, delle pellicce a luglio, delle dive che recitavano con gli occhi e mentivano col cuore.

A Cinecittà, dove il film è in piena post-produzione, ci credono. Non solo perché l’impianto produttivo è una garanzia (con Redibis, Dugong e Atelier de Production a dettare il ritmo), ma perché Roma Elastica ha già l’odore della pellicola destinata a imporsi nei festival. Cannes, Venezia, Berlino: scegliete voi, ma preparate il tappeto rosso. Il cast? Una parata di stelle. Cotillard regna sovrana, vestita di lustrini e dolori. Accanto a lei, tre nomi che urlano “cult”: Ornella Muti, Isabella Ferrari e Franco Nero. Come se Fellini e Sorrentino avessero fatto pace in un sogno. E poi, Jasmine Trinca, Alba Rohrwacher, Noémie Merlant, Martina Scrinzi, Agnese Claisse, forse anche Maurizio Lombardi. E c’è Michele Bravi, sì, proprio lui, che ha deciso di farsi attraversare dalla luce (e dall’ombra) del cinema d’autore.

Roma Elastica è l’evento cinematografico più atteso dell’anno: da Rohrwacher e Trinca, un cast come pochi

Ma Roma Elastica non è solo un omaggio al cinema italiano. È un’ode alla metamorfosi, al tempo che deforma, al glamour che si sbriciola sotto i riflettori. Un film che parla di memoria e finzione, di corpi che cambiano e immagini che restano. Mandico ama il citazionismo e non lo nasconde. Da Tinto Brass a Elio Petri, da Argento a Cavani: ogni inquadratura è un richiamo, un gioco, un’incursione nel labirinto del nostro immaginario collettivo. Il film è stato girato a colori, ma l’effetto è volutamente “elastico”: visivo, saturo, straniante. Gli anni ’80 non sono una nostalgia: sono un’arma. E Cotillard, con la sua voce lieve e lo sguardo di chi ha visto troppo, ci si muove dentro come un’eroina tragica travestita da diva.

Cosa aspettarsi? Lacrime, lustrini, citazioni cinefile e qualche scena che farà discutere. E quando ci sono Muti e Ferrari nella stessa inquadratura, la pellicola prende fuoco da sola. Roma non è mai stata così cinematografica, così irreale, così pop. Roma Elastica potrebbe diventare uno di quei film che si amano senza capire fino in fondo. O che si odiano proprio per questo. In ogni caso, sarà impossibile ignorarlo.