Due presidi, due attrici, un solo cuore: le fiction con Luisa Ranieri e Sabrina Ferilli accendono il dibattito sulla scuola.
Il piccolo schermo si prepara ad accogliere due grandi interpreti italiane, Luisa Ranieri e Sabrina Ferilli, in ruoli destinati a lasciare il segno. Rai 1 punta su La Preside, fiction ispirata alla vera storia di Eugenia Carfora, eroina della legalità nel difficile quartiere di Caivano. Canale 5 risponde con A testa alta, racconto inedito ma attualissimo in cui Ferilli veste i panni di Virginia Terzi, preside travolta da uno scandalo digitale che la costringe a combattere per la propria reputazione e per quella dei suoi studenti. Entrambe le fiction mettono al centro donne forti, presidi che diventano punti di riferimento morali in un’Italia spaccata tra vecchie emergenze e nuove minacce. Due racconti distanti per ambientazione, ma profondamente legati da un tema comune: la scuola come baluardo di speranza e giustizia.
La Preside racconta una battaglia vera, vissuta ogni giorno tra le strade del Parco Verde. Luisa Ranieri incarna una dirigente scolastica che non resta chiusa in ufficio, ma scende in strada, entra nelle case, lotta contro la dispersione e la criminalità. Il suo personaggio è ispirato a Eugenia Carfora, donna che ha trasformato una scuola di frontiera in un presidio di legalità. Il tono è realistico, ma carico di speranza: la fiction non cerca scorciatoie emotive, ma mostra la fatica e la bellezza dell’impegno collettivo. A testa alta, invece, si muove in un territorio diverso ma altrettanto sensibile. Sabrina Ferilli è Virginia Terzi, preside di un liceo di provincia che si ritrova vittima di revenge porn. La scuola, da luogo sicuro, diventa teatro di scandalo e pregiudizio. Il web, con i suoi meccanismi spietati, mette a rischio tutto: dignità, carriera, rapporti familiari. Qui il tono è contemporaneo, teso, carico di domande scomode: quanto vale oggi la reputazione di una donna? E chi la protegge? Ma dietro le differenze, emergono analogie sorprendenti.
Entrambe le protagoniste agiscono in contesti d’emergenza: una reale, l’altra digitale. Entrambe si fanno carico del dolore altrui, diventano scudo per gli studenti e si espongono in prima persona. Soprattutto, entrambe incarnano un nuovo modello di leadership femminile: non solo forti, ma anche vulnerabili, capaci di cadere e rialzarsi, senza perdere autorevolezza. Il loro ruolo non è solo educativo: è politico, sociale, emotivo.
In un’Italia dove la scuola è spesso lasciata sola, queste due fiction restituiscono centralità a una figura chiave del nostro tempo: la preside come riferimento comunitario, donna che guida, ascolta, accoglie, protegge. Una figura archetipica che si adatta ai cambiamenti della società, ma non cede alle sue contraddizioni. Se La Preside affronta il degrado con la tenacia della legalità, A testa alta affronta l’umiliazione digitale con la forza della dignità. Eppure, in entrambe, la scuola resta l’unico luogo dove è ancora possibile parlare di futuro.
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