Su Netflix è ancora disponibile, ma non per molto. Il 26 luglio questo film di fantascienza scomparirà dalla piattaforma, forse per sempre. E nessuno te lo ha detto finora.
Si chiama 65 – Fuga dalla Terra, è uscito nel 2023 e ha come protagonista uno degli attori più intensi del cinema contemporaneo: Adam Driver. Ma non è un film come gli altri. Non è Jurassic World, non è Interstellar, non è A Quiet Place. È tutte queste cose insieme. E anche qualcosa di più. Dinosauri, viaggi interplanetari, sopravvivenza, padri e figlie. C’è un’astronave, c’è un mondo ostile. Ma soprattutto, c’è un segreto che ti fa rivedere tutto con altri occhi. Perché quel pianeta sconosciuto in cui precipita il protagonista non è uno qualunque. È la Terra di 65 milioni di anni fa. L’epoca dei velociraptor. Del T-Rex. Dell’estinzione imminente.
Il film è scritto e diretto da Scott Beck e Bryan Woods, gli stessi creatori del primo A Quiet Place. E si vede. L’atmosfera è tesa, i dialoghi sono pochi, ma ogni silenzio pesa. Con Adam Driver c’è Ariana Greenblatt, che interpreta Koa, una bambina sopravvissuta allo schianto. I due non parlano la stessa lingua. Ma devono fidarsi. Devono correre. Devono salvarsi. Una fuga disperata tra foreste preistoriche, bestie letali e una pioggia di asteroidi in arrivo. Sembra un videogioco, ma è cinema.
“65” è il numero che dà il titolo al film. Sono i milioni di anni che separano la nostra epoca da quel momento. Un’idea potente, ma semplice. La figura di Mills, il personaggio interpretato da Driver, è tragica e umanissima. Accetta la missione per curare la figlia malata. Finisce in un inferno preistorico. È un film di genere, certo. Ma tocca qualcosa di vero: la paura di perdere chi ami. Il sacrificio. L’istinto di sopravvivenza che ti spinge oltre tutto.
Il film non è stato un successo. Al botteghino ha deluso. La critica è stata tiepida. Ma il pubblico lo ha scoperto piano. E chi lo ha visto, non lo dimentica. Resta la scenografia, curata e credibile. Resta la fotografia, che dipinge una Terra primordiale affascinante e minacciosa. Restano le interpretazioni, intense anche nei momenti più silenziosi. Resta un film che ha osato unire i dinosauri di Jurassic Park alla malinconia spaziale di Gravity. Non sempre riesce, ma quando lo fa, ti prende allo stomaco.
Curiosità? Il film è stato girato tra New Orleans e le foreste della Louisiana. La produzione ha vissuto ritardi, tagli, pochissimo marketing. Eppure il risultato è visivamente potente. I registi hanno dichiarato che l’idea è nata da due passioni adolescenziali: i dinosauri e la fantascienza. E nel film si sente quell’entusiasmo un po’ nerd, un po’ epico. Non c’è retorica, non c’è eroismo. C’è solo un uomo, una bambina e un conto alla rovescia per l’estinzione. Non basta per vincere premi. Ma basta per tenerti incollato.
Non è una saga. Non avrà sequel. Ma merita una visione. Se ami Jurassic World, Oblivion, After Earth o anche solo le storie di sopravvivenza, questa è la tua occasione. Ma solo fino al 26 luglio. Dopo, potrebbe sparire per mesi. O per sempre. Guardalo adesso, finché puoi.
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