Nathan Kiboba non è solo il protagonista, è anche la scintilla. Il volto, la voce, la risata e la ferita dietro Nathan K, la nuova fiction che RaiPlay propone nel suo palinsesto autunnale 2025.
Dopo il successo di serie come Mare Fuori, La Storia e Blanca, arriva una produzione che cambia registro. E linguaggio. Questa volta il racconto si sposta su un palco improvvisato. E su un letto che non è sempre lo stesso. Perché Nathan, giovane migrante congolese, vive la precarietà sulla pelle ogni giorno. Ma trova rifugio nella stand-up comedy. “Amo il silenzio prima della battuta. E il rumore dopo.” Così si presenta. Ma dietro quella battuta si nasconde una realtà dura. Fragile. Scomoda. E vera.
Un racconto che brucia e disarma. Diretto da Alessio Lauria, scritto dal collettivo Grete Samsa, Nathan K è una delle sorprese più autentiche della stagione 2025/2026. Ma non aspettarti una fiction didascalica. Questo è uno sguardo nuovo sull’Italia. Uno sguardo che ride. E poi si morde le labbra.
Nathan non ha una casa fissa. Vive dove può. Dorme poco. Sopravvive tra documenti, centri d’accoglienza e sogni di palcoscenico. Vuole diventare un comico. Ma ogni battuta ha un costo. Ogni risata porta una domanda: “Ridono perché fa ridere o perché sono nero?” Il suo percorso tocca temi cruciali: razzismo sistemico, stereotipi, integrazione, cittadinanza. Senza mai rinunciare all’ironia. Al contrario, la usa come arma. E come scudo. La serie mostra anche un matrimonio di convenienza scelto come via legale per restare in Italia. E poi l’arrivo di Diana, un incontro che cambierà ogni equilibrio. L’inizio di qualcosa che complica tutto. Ma apre anche uno spiraglio.
Nathan K è una delle prime fiction italiane a raccontare la vita di un giovane migrante dal suo punto di vista. Non come vittima. Ma come autore del suo racconto. Con le parole. E con il corpo. Soprattutto con l’umorismo. Lo stile è crudo, essenziale, urbano. La colonna sonora mescola ritmi afroeuropei e note elettroniche. Le immagini restituiscono una Roma notturna, viva, contraddittoria. I dormitori, i palchi, i corridoi delle questure. La serie nasce da un pilota premiato, passato anche al Milano Film Festival. Ma ora diventa una serie completa, pronta a scuotere il pubblico di RaiPlay.
In un panorama televisivo dove ancora dominano fiction consolatorie, Nathan K arriva come una breccia. Non rassicura. Non addolcisce. Ma ti resta addosso. Il titolo stesso è una dichiarazione. “K.” come una sigla interrotta. Una lettera che aspetta. Una sospensione identitaria. Un punto in cui il fumetto incontra il documento. Tra le nuove produzioni annunciate da RaiPlay per l’autunno ci sono anche Hype e L’appartamento sold out. Nathan K si inserisce perfettamente nel filone delle voci vere.
Una voce che non chiede permesso. Che sale su un palco e parla. Che ride per sopravvivere. Ma anche per farsi ascoltare. Se Mare Fuori ha raccontato il carcere, Nathan K racconta un’altra prigione: quella dell’aspettativa. Della legge. Dell’identità in sospeso. Ma lo fa con leggerezza feroce. E con talento puro. RaiPlay scommette su una fiction che ha tutto per diventare un caso. Una rivelazione che scuote. Ma con una risata. Quella di chi non ha mai smesso di crederci.
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