Rai Premium riaccende Mina Settembre: il ritorno dell’eroina più empatica della tv.
Non è solo una replica, è un richiamo. Quando Mina Settembre torna in prima serata su Rai Premium, anche dalla prima puntata della prima stagione, succede qualcosa di preciso: il pubblico si riaccende. Si riforma quel legame caldo, autentico, che solo una fiction come questa sa costruire. Perché Mina non è un personaggio. È una confidente, una sorella, una parte di noi. Serena Rossi ci aveva già conquistati da tempo. Ma con Mina Settembre ha fatto il salto: ha preso in mano un personaggio sfaccettato, fragile e fortissimo, e l’ha reso vivo. Non c’è scena in cui Mina non ci parli direttamente, anche senza parole: lo fa con gli occhi, con la voce sempre un po’ incrinata, con quella corsa per i vicoli di Napoli che sembra dire “ci penso io”. Ed è proprio questa empatia che ha reso la fiction un fenomeno. Perché Mina non salva solo gli altri: ci salva da una tv piatta, ci riconnette con i sentimenti veri. La sua missione, da assistente sociale nel cuore del Rione Sanità, è solo il punto di partenza.
Quello che accade davvero è una danza quotidiana tra dolore e speranza, famiglia e solitudine, scelte e compromessi. E il pubblico lo sa, lo sente. Non è un caso se ogni stagione è andata in crescendo. Dalla scoperta dei tradimenti del marito Claudio (un Giorgio Pasotti perfetto nella parte), al sentimento complicato e vibrante con il ginecologo Mimmo (Giuseppe Zeno, ancora più credibile quando lascia spazio ai silenzi), fino alla maternità non biologica ma potentissima con la piccola Viola. Ogni episodio è una mappa dell’anima. E poi c’è lei, Napoli. Non è sfondo, non è location. È un personaggio aggiunto, forse il più ruvido e sincero. Le scale, i balconi, il mercato, i motorini che passano a pochi centimetri dai sentimenti. Il Palazzo Sanfelice, il Parco Virgiliano, il centro storico che respira con i protagonisti. Non esiste “Mina Settembre” senza Napoli. E questo, per una fiction italiana, è tutto tranne che scontato.
Serena Rossi non è sola in questo viaggio. Accanto a lei, un cast affiatato, dove anche i personaggi secondari si ritagliano momenti di verità. L’ironia sferzante della madre Olga, i colleghi del consultorio, i pazienti che arrivano e portano un pezzo di società vera. Nulla è stereotipato, tutto è riconoscibile. E dietro le quinte, lo si sente, il clima è lo stesso: Serena ha raccontato di scene girate tra le risate vere e le lacrime spontanee, come quella volta che una signora napoletana ha interrotto una lite tra Mina e Domenico per dire “Ma vi volete bene o no?!”.
Il segreto del successo? Nessun filtro. Mina Settembre piace perché non finge. Non edulcora, non trucca le emozioni. Mette in scena le famiglie imperfette, i legami storti, gli amori che fanno male e quelli che curano. E lo fa con quella scrittura che sa cambiare passo: ironica quando serve, densa quando arriva il nodo alla gola. Proprio come la vita vera. E ora che Rai Premium la riporta sullo schermo, c’è solo una cosa da fare: tornare a guardarla. Perché Mina è sempre lì, pronta ad ascoltare. Anche noi.
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