Una storia di crescita, perdita e redenzione, con un padre che non c’è più e un figlio che cerca la salvezza in un’estate sospesa: su RaiPlay è disponibile Denti da Squalo, il film d’esordio di Davide Gentile che ha segnato una svolta nel nuovo cinema italiano.
Nel cast spiccano Tiziano Menichelli, Virginia Raffaele, Stefano Rosci, Edoardo Pesce e soprattutto Claudio Santamaria nel ruolo più doloroso e silenzioso della sua carriera. La sceneggiatura firmata da Valerio Cilio e Gianluca Leoncini è potente. Il film ha infatti ottenuto una candidatura ai David di Donatello. È un’opera che mescola il realismo della periferia romana con immagini sospese, quasi magiche. Un film che racconta il passaggio dall’infanzia alla consapevolezza, con una forza visiva sorprendente.
Siamo nel litorale laziale. È estate. Walter ha tredici anni e ha appena perso suo padre in un tragico incidente sul lavoro. Il dolore lo blocca, lo isola. Vaga senza meta tra le strade di Ostia, Tor San Lorenzo e Fiumicino, dove il cemento si mischia al sale. Un giorno trova una villa abbandonata. Dentro, qualcosa di inaspettato. Qualcosa che non dovrebbe esserci. Ma che cambierà tutto.
In quella villa incontra Carlo, un ragazzo più grande. È carismatico, strano, affascinante. Si definisce “custode” e parla di un uomo potente: il Corsaro, interpretato da Edoardo Pesce. Walter si lascia trascinare. Piccoli furti, rapine goffe, sogni di soldi e potere. Ma non è lì che vuole stare. Qualcosa dentro di lui cerca un’altra direzione. Il dolore per la perdita del padre – Claudio Santamaria, che appare come ricordo, ombra, fantasma – diventa il motore del cambiamento. Il rapporto tra Walter e Carlo cresce, si complica, si spezza. Ma ciò che resta è il bisogno di liberazione. Di chiudere il cerchio. Di salvarsi. Denti da Squalo racconta tutto questo con immagini poetiche e taglienti. Le periferie non sono solo sfondo, ma paesaggi dell’anima. Il vuoto lasciato dal lutto si colma, poco alla volta, con azioni concrete e silenzi che parlano.
È difficile incasellarlo. Non è solo un film di formazione, non è solo un racconto di disagio giovanile. Non è un dramma sociale né una fiaba. È tutto questo insieme. Davide Gentile, con sensibilità rara, costruisce un’opera che guarda a Stand by Me ma resta ancorata alla realtà italiana. Quella vera, ruvida, concreta. Il protagonista, Tiziano Menichelli, regge tutto il peso emotivo del film con uno sguardo che buca lo schermo.
Virginia Raffaele, lontana dai toni comici, è toccante nel ruolo della madre che cerca di sopravvivere al proprio dolore. Claudio Santamaria, pur con pochi minuti in scena, lascia una traccia profonda. È una presenza eterea, piena d’amore e assenza. Il film sorprende anche per l’uso sapiente della tecnologia. Un mix di animatronica e computer grafica porta in scena un elemento visivo inatteso, raro per una produzione italiana. Eppure, tutto resta credibile. Intimo. Umile. Forte. Il messaggio è chiaro: anche nei luoghi dove sembra non esserci speranza, può nascere qualcosa di buono. La libertà non è fuori. È dentro.
Su RaiPlay, Denti da Squalo è un film da scoprire oggi. Prima che passi sotto silenzio. Prima che si dimentichi ciò che ha già detto con forza. Non è solo un film da vedere. È una ferita da attraversare.
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