Antonio Albanese torna su RaiPlay: Contromano è la commedia imperdibile che ci racconta con ironia (e un po’ di vergogna).
Nel panorama dei film italiani da (ri)scoprire, Contromano è quel tipo di commedia che non ti aspetti, che ti fa ridere mentre ti punta il dito contro. E se a dirigere e interpretare il protagonista è Antonio Albanese, allora l’equazione è completa: satira, delicatezza e un’umanità disarmante. Disponibile ora su RaiPlay, Contromano è più di un semplice film: è una lente grottesca e dolcissima sull’Italia di oggi, con le sue paure, i suoi tic e le sue contraddizioni. Una storia surreale quanto tristemente familiare, che riesce a scivolare leggera anche quando affonda il coltello in temi bollenti come l’immigrazione, l’intolleranza e la solitudine urbana.

Mario vende calze in una Milano che corre troppo veloce per lui. È un uomo ordinato, quasi ossessivo, chiuso in una routine che sa di naftalina e solitudine. La sua è una vita fatta di abitudini, orticelli curati con maniacale precisione e giudizi dati con altrettanta fretta. Finché un giovane senegalese, Oba, comincia a vendere calzini davanti alla sua merceria. L’equilibrio di Mario si spezza, e lo spettatore assiste a una delle trame più assurde (e allo stesso tempo coerenti) del cinema italiano recente: l’idea, surreale e comicamente folle di “riaccompagnare” Oba in Senegal. Un gesto che dietro la sua assurdità nasconde una verità ben più amara: il desiderio di far sparire ciò che ci mette a disagio.
Una commedia stradale, ma anche sociale con Antonio Albanese
Contromano prende la forma del road movie, ma è l’itinerario interiore di Mario quello che davvero conta. In macchina con lui ci sono Oba e Dalida, la donna che Mario crede essere la sorella del giovane, ma che invece è la sua compagna. Ed è lei, con la sua vitalità e intelligenza, a fare da catalizzatore nel lento smantellamento delle certezze del protagonista. Ogni tappa del viaggio diventa occasione per smascherare i pregiudizi, per riderci sopra e insieme farci i conti. Non c’è retorica, non c’è moralismo: solo l’assurdo quotidiano raccontato con gli occhi di Albanese, che sa essere tenero e spietato nella stessa inquadratura. Antonio Albanese costruisce un personaggio volutamente ridicolo ma mai del tutto irrecuperabile. Mario è l’uomo qualunque, cresciuto in un’Italia che ha paura del diverso, che si barrica dietro le vetrine e guarda il mondo come una minaccia.
Eppure, Contromano non punta il dito: piuttosto, lo alza verso il cielo per farci riflettere. Ci chiede: dove stiamo andando? In che direzione viaggia il nostro sguardo sull’altro? E lo fa senza perdere la leggerezza, quella che ti fa ridere con un nodo in gola. Non è la solita commedia da sottofondo. Perché Albanese regala una delle sue prove più raffinate, dosando gag e malinconia con una grazia rara. Perché racconta l’Italia con la voce che ci serve: onesta, disarmante e piena di imperfezioni. E soprattutto perché, in tempi in cui tutto corre, sedersi a guardare un film che parla di cambiamento, anche quando fa paura, è un atto di resistenza. E magari anche di crescita. Contromano non è solo un film. È una piccola epifania. Senza effetti speciali, ma con una verità che resta addosso. E una domanda che, una volta finiti i titoli di coda, non smette di ronzarti in testa: se il mondo ti sembra andare contromano, sei proprio sicuro di essere nella direzione giusta?
