Ufficialmente Mara Venier è confermata per la stagione 2025/2026 di Domenica In. Ma la realtà è più sfumata, più fragile. E carica di dubbi.
La Rai ha annunciato il suo ritorno nella presentazione dei palinsesti, ma fonti interne parlano di una trattativa complessa, rallentata da fattori personali e da un sentimento sempre più forte: il desiderio di fermarsi. Dopo sette stagioni consecutive, zia Mara è stanca. Soprattutto dopo mesi difficili legati alla salute del marito. Lei stessa, in più occasioni, ha lasciato intendere che avrebbe voluto dire basta. O almeno prendersi una lunga pausa.
Ma l’edizione in arrivo è speciale. 50 anni di storia per uno dei programmi più longevi e amati della tv italiana. E la Rai non può permettersi di celebrarlo senza il suo volto simbolo. Così l’ha convinta. O quasi. Mara Venier ha accettato, ma con molte riserve. E con la richiesta di non essere più da sola alla guida. Da qui la scelta di Gabriele Corsi come co-conduttore. Una novità, ma anche un segnale: serve una spalla solida, qualcuno che sappia coprire gli spazi quando Mara vorrà respirare.
E poi c’è un’ombra che si allunga da mesi: il Nove. Le indiscrezioni si rincorrono da settimane. Si parla di un possibile passaggio con Fabio Fazio, suo grande amico e ora compagno d’agenzia. Il ruolo? Presenza fissa al Tavolo di Che Tempo che Fa. La Rai lo sa. Per questo ha blindato la conduttrice con un contratto di esclusiva. Ma non durerà in eterno. La sua assenza alla recente presentazione dei palinsesti ha parlato più di mille comunicati. Qualcosa si è rotto. O sta per rompersi.
Mentre tutti parlano di Mara Venier, un’altra figura storica potrebbe salutare in silenzio: Duccio Forzano. Il regista, che ha firmato alcune delle edizioni più amate del programma, potrebbe non tornare alla guida tecnica dello show. La Rai avrebbe deciso di affidare la regia a un professionista interno, in linea con la nuova filosofia del Polo Regia. L’obiettivo è chiaro: valorizzare le risorse interne e ridurre le collaborazioni esterne. Una scelta comprensibile sul piano economico, ma rischiosa dal punto di vista identitario.
Domenica In è fatta anche del suo stile visivo. Della regia che accompagna il racconto, che esalta l’intervista, che trasforma un semplice salotto in uno spazio familiare e dinamico. Senza Forzano, quel ritmo potrebbe cambiare. E non è detto che il pubblico sia pronto a una trasformazione così profonda. La regia è come la spina dorsale di un programma. Invisibile, ma fondamentale.
Se anche Mara dovesse decidere di non proseguire fino a fine stagione, cosa resterebbe del cuore storico del programma? L’edizione del cinquantesimo è annunciata come una festa. Nuova scenografia, giochi telefonici, ospiti a rotazione, varietà, leggerezza. Ma tutto questo funziona se l’anima resta salda. Ed è proprio quell’anima che oggi sembra sul punto di cedere. La Rai mostra sicurezza. Ma dietro le quinte si respira altro: incertezza, stanchezza, equilibri fragili.
Forzano via, Venier a metà, autori cambiati, tensioni non dette. Ecco perché, oggi, Domenica In sembra più un campo minato che una festa di compleanno. Mara Venier è in forse. Ma, come spesso accade in tv, il “peggio” potrebbe non essere ancora arrivato.
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