Il nuovo film con Toni Servillo, stavolta diretto da Gabriele Salvatores.
C’è un’energia nuova dietro la macchina da presa di Gabriele Salvatores, ed è quella che accompagna solo i grandi ritorni. Dopo aver attraversato mondi diversi, dal viaggio generazionale di Marrakech Express alla fantascienza visionaria di Nirvana, dal dramma psicologico di Come Dio comanda alla poesia malinconica di Mediterraneo, Salvatores prepara ora la sua sfida più ambiziosa: portare sul grande schermo La variante di Lüneburg, il romanzo cult di Paolo Maurensig.
>E il protagonista non poteva che essere Toni Servillo, figura cardine del nostro cinema, pronto a indossare di nuovo il peso della storia e a sfidare i fantasmi del passato con il volto scavato e lo sguardo che non concede scampo.
Il film, atteso nel 2026 è molto più di un adattamento letterario: è un viaggio nei chiaroscuri della memoria europea, tra Trieste, Vienna e Monaco, città frontiera della nostra identità collettiva. Salvatores sceglie ancora una volta un racconto di confine, questa volta giocato sul filo teso tra vittima e carnefice, tra guerra e redenzione. E in questa cornice, la figura del maestro di scacchi ebreo interpretato da Servillo diventa centrale: un uomo ferito dalla Storia, ma capace di trasformare il dolore in lucidità, la paura in strategia. Dopo Sorrentino, che aveva consegnato a Servillo ruoli entrati nell’immaginario (dal Jep Gambardella de La grande bellezza a Giulio Andreotti ne Il divo), Salvatores prende il testimone e lo spinge in un’altra direzione. Qui non c’è il lusso decadente né il potere politico, ma il silenzio rarefatto della scacchiera, dove ogni mossa può cambiare il destino di un uomo e, metaforicamente, dell’umanità intera.
Toni Servillo con Gabriele Salvatores: cosa aspettarsi da La variante di Lüneburg
Il cast, che si annuncia internazionale, vede accanto a Servillo nomi del calibro di Sebastian Koch e Damian Hardung. Una storia che intreccia italiano e tedesco, come due lati opposti di un’Europa ancora lacerata dalle sue ferite più profonde. La pellicola, prodotta da 01 Distribution, promette atmosfere cupe e dense, tipiche del noir psicologico, ma anche aperture più intime e dolorose. Tutto in perfetta sintonia con il cinema più introspettivo di Salvatores. Le riprese, che partiranno tra novembre 2025 e l’inizio del 2026, si muoveranno tra Trieste e alcune capitali europee. Location che respirano ancora oggi i contrasti e le tensioni della Storia. Salvatores torna così a raccontare la fragilità dell’identità, la memoria come eredità e condanna, e la frontiera, reale e simbolica tra il bene e il male.

C’è molta attesa per La variante di Lüneburg. Si tratta di un progetto che rimette in dialogo la letteratura e il cinema d’autore italiano. Salvatores torna al noir psicologico, che aveva già esplorato (in chiave diversa) con Quo vadis, baby?. Ma qui il respiro è europeo, e l’ambizione narrativa più alta. Toni Servillo, dal canto suo, sembra il solo attore italiano capace di sostenere il peso di un personaggio così stratificato. Non solo un maestro di scacchi, ma un uomo che porta sulla pelle le cicatrici dell’Olocausto e della vendetta. Una partita senza fine tra il passato e il presente. Tutto lascia pensare che il film possa trasformarsi in uno degli eventi cinematografici del prossimo anno. Non solo per la forza della storia ma anche perché riunisce due maestri. Due nomi che, separatamente, hanno già fatto grande il nostro cinema. Ora si trovano per la prima volta insieme, in un’opera che promette di lasciare il segno. E in un panorama cinematografico italiano che spesso fatica a guardare oltre i propri confini, questa sfida sembra già una vittoria.
