Tecla Insolia: la ragazza che ha stregato Cannes è pronta a tornare sul grande schermo.
Non è un’esagerazione dire che L’arte della gioia ha avuto due protagoniste assolute: Modesta, la giovane donna siciliana che attraversa il Novecento con la forza di un uragano, e Tecla Insolia, l’attrice che le ha dato corpo, voce e anima. E adesso che le luci di Cannes si sono spente e i titoli dei giornali si sono concentrati sul “nuovo volto del cinema italiano”, Tecla non si ferma. Anzi, raddoppia. Classe 2004, origini siciliane e una grinta che arriva da lontano – Varese, Piombino, il palco di Sanremo Young – Tecla Insolia non è solo una rivelazione. È una certezza che si sta consolidando, un talento che sta prendendo forma in ruoli sempre più complessi.
Dopo aver vinto premi come il David di Donatello per la sua interpretazione in L’arte della gioia, diretta da Valeria Golino e ispirata al romanzo cult di Goliarda Sapienza, Tecla è diventata un nome impossibile da ignorare. Nel ruolo di Modesta, Tecla ha mostrato tutte le sue sfumature: l’infanzia violata, l’adolescenza affamata di libertà, l’età adulta vissuta come conquista quotidiana. Un personaggio pieno di contraddizioni, che l’attrice ha attraversato con intensità e leggerezza. E proprio da quella interpretazione nasce un’aspettativa nuova, che lei non tradisce. Il prossimo film in cui la vedremo è già sulla bocca di molti addetti ai lavori. Si intitola Amata, è diretto da Elisa Amoruso e promette di essere uno dei titoli italiani più attesi del 2025. Al centro della storia c’è una scelta impossibile: quella di una madre che deve decidere se tenere o meno la figlia appena nata. Tecla Insolia interpreta Nunzia, una studentessa che si ritrova a vivere il dramma della maternità segreta. E già dalle prime indiscrezioni sul film si intuisce che la sua performance sarà tra le più intense della stagione.
Perché tutti parlano di Tecla Insolia?
C’è qualcosa in Tecla Insolia che sfugge alla costruzione mediatica. Non è costruita, non è programmata, non è “da copertina” nel senso tradizionale del termine. Eppure, ogni volta che compare sullo schermo, accade qualcosa. Valeria Golino l’ha definita “una bellezza inconsapevole”. Ma chi l’ha vista recitare sa che quella bellezza va oltre l’aspetto: è uno sguardo, un modo di restare in silenzio, una capacità rara di stare nei ruoli senza mai sovrastarli. Nel giro di pochi anni, Tecla è passata dal palco di un talent show alla Croisette, dal microfono al set, portando con sé un’identità forte e mai artefatta. La sua Modesta ha conquistato pubblico e critica per autenticità e modernità. E ora, con Amata, il cinema sembra volerle affidare un altro personaggio femminile che lascia il segno: una giovane donna sospesa tra paura e coraggio, solitudine e scelta.

Nella serialità televisiva, Tecla Insolia ha dimostrato una padronanza dei tempi narrativi sorprendente per la sua età. Al cinema, ha già dimostrato di saper reggere un film sulle proprie spalle. In Amata, accanto a Miriam Leone e Stefano Accorsi, avrà ancora una volta un ruolo centrale. Ma ciò che incuriosisce è quello che Tecla non dice, quello che lascia intuire, quella riserva di mistero che solo le grandi interpreti conservano. E se L’arte della gioia le ha regalato la consacrazione, Amata potrebbe regalarle qualcosa di ancora più raro: la permanenza. Perché non basta essere una rivelazione. Bisogna restare. E Tecla Insolia, con la sua voce bassa, i suoi silenzi pieni e le sue scelte mai scontate, ha tutta l’aria di voler restare a lungo.
