Stasera in tv su Tv2000: Il padre della sposa, il cult con Steve Martin che ci fa piangere e ridere dal ’91.
Ci sono film che non invecchiano mai. Che resistono al tempo, alle mode, ai meme e alle nuove piattaforme di streaming. Il padre della sposa (titolo originale: Father of the Bride), in onda stasera su Tv2000, è uno di questi. Uscito nel 1991 con la regia di Charles Shyer, è il remake dell’omonimo film del 1950 diretto da Vincente Minnelli, ma più che un aggiornamento è diventato una pietra miliare del genere “commedia familiare americana”. Di quelle che metti su “per passare il tempo” e finisci in lacrime, con il cuore pieno e un pensiero fisso a tuo padre o a tua figlia. Protagonista assoluto è Steve Martin, nel ruolo di George Banks: imprenditore, marito devoto, ma soprattutto padre. Un padre che ha appena scoperto che la sua bambina, Annie, interpretata da Kimberly Williams-Paisley al suo esordio cinematografico, sta per sposarsi. Il futuro marito? Bryan McKenzie (George Newbern), perfetto su carta: giovane, bello, ricco, gentile.
Troppo perfetto. E quindi, sospetto. Almeno per George, che da subito inizia a deragliare tra ansie, crisi di controllo e momenti di puro panico esistenziale. Al suo fianco, una Diane Keaton in stato di grazia nei panni della moglie Nina, che tiene in piedi la baracca con quella dolcezza disarmante che solo lei sa rendere credibile. E poi c’è lui: Franck Eggelhoffer, wedding planner sopra le righe interpretato da Martin Short, diventato nel tempo una delle caricature più amate del cinema anni ’90. Franck è l’elemento che trasforma ogni discussione sul colore delle tovaglie in uno show degno di Broadway. È kitsch, è sopra le righe, è assolutamente irresistibile.
Ma Il padre della sposa non è solo una commedia sulle nozze. È un film sul tempo che passa, sulle trasformazioni inevitabili che colpiscono ogni famiglia, e su quell’equilibrio difficile che esiste tra l’amore e il lasciare andare. George non vuole davvero sabotare il matrimonio della figlia: ha solo paura di non avere più un ruolo nella sua vita. E chiunque sia stato genitore, o figlio, capisce benissimo da dove arriva quel groppo alla gola. Il film ha il ritmo di una sitcom scritta bene, ma la sensibilità di una piccola epopea domestica. La regia di Shyer è pulita, classica, quasi invisibile: lascia spazio ai volti, agli sguardi, alle pause.
Non ha bisogno di effetti o fronzoli, perché tutto sta già succedendo negli occhi lucidi di George quando vede la figlia in abito da sposa, o nel suo monologo interno mentre passeggia sotto la pioggia dopo averla accompagnata all’altare. A distanza di più di trent’anni, Il padre della sposa resta un cult per almeno tre motivi: perché parla dritto al cuore con parole semplici; perché riesce a far ridere senza mai perdere grazia; e perché Steve Martin, con quella sua comicità elegante e malinconica, disegna un ritratto di paternità raro e prezioso. Nessun effetto nostalgia: solo un grande film che continua a insegnare che il vero amore, a volte, è sapere quando fare un passo indietro. Se questa sera hai voglia di un film che ti faccia sorridere, riflettere e magari chiamare tuo padre, o tua figlia, prima che sia troppo tardi, sintonizzati su Tv2000. Il padre della sposa non è solo una commedia, è un pezzo di memoria collettiva. E rivederlo è un po’ come tornare a casa.
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