Compagni di scuola: perché il film cult di Carlo Verdone è pronto a rinascere (con un cast che non ti aspetti).
C’è un film italiano che, più di molti altri, ha messo a nudo un’intera generazione. Non solo raccontandola, ma smontandola pezzo per pezzo con un’ironia disillusa che solo Carlo Verdone sa maneggiare con questa maestria. Compagni di scuola (1988), oggi su Netflix, non è soltanto uno dei capolavori del regista romano: è una fotografia scolorita di ciò che resta dell’adolescenza quando la vita adulta ha già presentato il conto. La forza di questo film sta nella sua sincerità. Niente trucchi, niente nostalgia facile. Una casa borghese, una rimpatriata di liceo e ventiquattr’ore per scoperchiare trent’anni di verità scomode. Verdone parte dalla leggerezza per poi colpire con precisione chirurgica dove fa più male: le ambizioni fallite, i tradimenti, i compromessi, l’identità perduta. Ogni personaggio è un piccolo universo sgualcito, una pagina di diario che qualcuno ha smesso di scrivere.
È un’Italia disillusa quella che entra in salotto, e il regista la accoglie senza giudicare, ma senza sconti. Il film è stato spesso paragonato a Il grande freddo di Lawrence Kasdan, ma c’è qualcosa che lo rende ancora più amaro: l’assenza di redenzione. Dove Kasdan cercava la poesia dell’amicizia, Verdone trova il grottesco della sopravvivenza. E se qualcuno avesse il coraggio di rimetterci mano? Non un rifacimento didascalico, ma un vero remake che dialoghi con il presente. Perché oggi, più di allora, viviamo intrappolati nei confronti costanti con ciò che eravamo (o che mostravamo di essere). I social, i gruppi WhatsApp degli ex compagni, i filtri, le vite “perfette” raccontate online: la rimpatriata di Compagni di scuola del 2025 sarebbe un’esplosione emotiva ancora più potente.
E il cast? Serve qualcuno che sappia reggere la profondità e la leggerezza, il dramma e il sarcasmo. Claudio Santamaria, con la sua capacità di essere affascinante e fragilissimo allo stesso tempo, sarebbe un Luca perfetto: l’attore fallito, il bugiardo tenero, l’uomo che vive in un continuo tentativo di riscrivere il passato. Accanto a lui, Miriam Leone nei panni di Federica, la padrona di casa: elegante, ambigua, con quella malinconia giovane negli occhi che sa rendere tutto più complesso e umano. Per non parlare poi di Tony Brando, il cantante spiantato che fu di Christian De Sica, oggi sarebbe perfetto per il talento di Alessandro Borghi. Cosa cambierebbe (e cosa no) in un remake oggi?
Nel 2025, la rimpatriata si organizzerebbe su Instagram, i selfie sarebbero d’obbligo, e la conversazione spazierebbe da criptovalute a genitorialità alternativa. Ma sotto la superficie resterebbe lo stesso nodo alla gola: che fine hanno fatto i nostri sogni? Chi siamo diventati? Chi stiamo ancora fingendo di essere? Un remake potrebbe dare voce a nuove ansie, dal precariato esistenziale ai burnout, dalle famiglie ricomposte alle crisi di identità, ma mantenere quel tono dolceamaro che rende Compagni di scuola un film necessario. Ancora oggi. Forse oggi più che mai.
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