Andrea Mainardi reinventa i fiori di zucca: croccanti, filanti e super goduriosi.
Andrea Mainardi torna con una delle sue ricette che fanno battere il cuore a ogni amante del comfort food: i fiori di zucca ripieni e fritti, preparati in pieno stile “a sentimento”, come solo lui sa fare. Nessuna bilancia, nessuna rigidità: solo ingredienti scelti con cura, tanta voglia di divertirsi ai fornelli e, naturalmente, il suo tocco rock. Lo chef bergamasco, amatissimo in tv e sui social, ha condiviso la sua personale versione di un grande classico dell’estate. Il protagonista? Il fiore di zucca, rigenerato in acqua e ghiaccio per tornare bello turgido, poi delicatamente pulito all’interno. Un gesto semplice ma essenziale per mantenere tutta la sua fragranza.
Dentro, un cuore di scamorza affumicata che fila che è un piacere. Niente acciughe né ricotta questa volta. Mainardi punta dritto alla gola con un ripieno di scamorza affumicata, che al primo morso si scioglie in un abbraccio filante e saporito. Il segreto? Sta nella cottura rapidissima e nella pastella, che è un piccolo colpo di genio. La pastella è composta da birra fredda e farina di riso. Leggera? Non proprio. Ma croccante al punto giusto, sì. La birra rende il tutto più arioso e la farina di riso regala quella texture fine e friabile che fa davvero la differenza. I fiori vengono immersi uno a uno, con un gesto preciso ma veloce, poi tuffati in olio bollente fino a doratura perfetta.
E qui arriva la sorpresa alla Mainardi. Altro che salsina light! Lo chef ha preparato una salsa calda a base di latte, burro, aglio e acciughe, lasciata sciogliere dolcemente sul fuoco fino a ottenere una crema vellutata, ricca e profumata. Una volta filtrata, l’ha completata con una manciata abbondante di prezzemolo fresco tritato. Un accompagnamento “bomba” che trasforma ogni boccone in un’esplosione di sapore. Perfetto per intingere i fiori ancora caldi e godersi fino in fondo questa coccola fritta.
Mainardi consiglia di accompagnare il tutto con una birra freddissima, meglio se artigianale e dal gusto amaro, per bilanciare la ricchezza del piatto. Il risultato è un antipasto o un aperitivo che conquista al primo assaggio, ma che potrebbe tranquillamente diventare il protagonista di una cena tra amici. Ancora una volta lo chef ci ricorda che cucinare è un atto d’amore, non un compito da laboratorio. Le sue dosi? Non ci sono. “Vado a sentimento”, dice sempre, e chi lo segue lo sa bene: l’unico ingrediente davvero obbligatorio è la voglia di divertirsi.
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