Sandokan, la serie evento che promette emozioni e spettacolari colpi di scena: ma sarà all’altezza del mito?
C’erano grandi aspettative ieri allo showcase dedicato a Sandokan, durante l’Italian Global Series Festival. Il pubblico ha potuto assistere a un’anteprima speciale, con la proiezione del trailer ufficiale e un momento di confronto con regista, produzione e cast. Dalle prime immagini, Sandokan si presenta come un progetto ambizioso, visivamente potente, pensato per catturare lo sguardo di una platea internazionale. L’estetica è cinematografica, gli effetti speciali abbondano e il tono è quello di un kolossal d’avventura. Il protagonista, carismatico e agile, si muove tra foreste esotiche e scontri spettacolari, mentre un sound design muscolare accompagna ogni inquadratura. Ma dietro a questa imponente costruzione visiva, c’è molto di più. L’idea, raccontano i produttori, è di rinnovare un’icona. Dopo decenni di silenzio, Sandokan torna in una veste moderna, ma con il peso di un’eredità importante: quella della storica serie Rai con Kabir Bedi, che ha segnato un’epoca e un immaginario collettivo.
Durante lo showcase, Nicola Abbatangelo, uno dei registi coinvolti nel progetto, ha offerto uno spunto interessante sul metodo di lavoro adottato e sull’approccio agli effetti visivi. Una frase, in particolare, ha fatto riflettere: “È sempre stato dall’inizio un modo comunitario di creare Sandokan, con cast e troupe. La tigre nel trailer è stupenda, sarebbe stato divertente farvi vedere come l’abbiamo ricreata. C’è, ma non è reale”. Questa dichiarazione apre un tema delicato: l’equilibrio tra spettacolo e verità. La tigre, iconica presenza al fianco del pirata, qui è frutto della CGI. Realistica, certo. Ma non viva. E questa scelta simbolica riflette un tratto più ampio della serie: Sandokan 2025 punta sulla perfezione tecnica, rischiando però di sacrificare quell’imperfezione romantica che aveva reso lo sceneggiato originale autentico e indimenticabile. Nel trailer, gli ambienti sembrano usciti da una produzione hollywoodiana: luci calibrate al millimetro, colori saturi, paesaggi tropicali ricreati con precisione millimetrica. La Malesia letteraria di Salgari è tornata, ma filtrata da uno sguardo contemporaneo, stilizzato, quasi patinato.
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Sandokan 2025 è pronto davvero a conquistare il mondo?
La ricostruzione scenografica si ispira direttamente alle atmosfere originali, ma non mancano aggiornamenti. L’intento è dichiaratamente quello di parlare a un pubblico globale, con un ritmo narrativo serrato, dialoghi in più lingue e un casting internazionale. Tuttavia, c’è chi si chiede se questa operazione possa davvero restituire l’anima cruda, selvaggia e poetica che ha reso immortale il personaggio creato da Emilio Salgari. Il Sandokan di Kabir Bedi, con tutti i suoi limiti tecnici, aveva il fascino dell’avventura vissuta, sudata, girata tra natura vera e sudore d’attori. Qui, invece, si rischia di restare incantati dallo spettacolo visivo, ma emotivamente più distanti. Il punto centrale, allora, non è se la serie sarà tecnicamente riuscita, lo è, almeno da quel che si è visto, ma se saprà toccare corde profonde, restituendo al pubblico quell’identità complessa e viscerale che ha reso Sandokan un mito.

Il progetto nasce per essere un grande evento seriale internazionale, con un potenziale distributivo molto ampio. Ma l’Italia guarda a questo reboot con occhi diversi, forse più esigenti. Qui Sandokan è un totem culturale, non solo un personaggio. Ci si chiede allora: basteranno la cura registica, gli effetti speciali e la fedeltà visiva ai romanzi per superare il confronto con il passato? Oppure questo Sandokan rischia di essere troppo pulito, troppo perfetto, troppo digitale, per emozionare davvero? Il rischio è che il pubblico italiano, e anche quello europeo resti affascinato dalla confezione, ma nostalgico della sostanza. Abbatangelo e il team sembrano consapevoli di questa sfida. La scelta di valorizzare il lavoro di squadra, di raccontare anche il backstage e il processo creativo, è un buon segno. C’è passione, c’è rispetto per il materiale di partenza. Ma la vera prova sarà la risposta del pubblico, davanti a uno schermo.
