Stasera in tv un gioiello nascosto: il film che ti spezzerà il cuore e ti restituirà la speranza
Su Tv2000 arriva uno dei film più intensi e commoventi degli anni ’90: Piccolo grande Aaron (King of the Hill), diretto da Steven Soderbergh. Un titolo poco conosciuto al grande pubblico, ma che ha emozionato profondamente chi ha avuto la fortuna di scoprirlo. Basato sul romanzo autobiografico di A.E. Hotchner, racconta l’infanzia dura e fragile di un ragazzo abbandonato a se stesso durante la Grande Depressione americana. Ma attenzione: non è solo un film drammatico, è una storia potente, raccontata con delicatezza, che riesce a scavare nel profondo.
Il protagonista è Aaron Kurlander, dodici anni, occhi svegli e una forza che non ti aspetti. La sua famiglia è allo stremo: la madre è in sanatorio per la tubercolosi, il padre è sempre via per lavoro, il fratellino affidato a un parente. Aaron resta solo in una stanza d’albergo decadente, circondato da adulti distratti e minacce costanti. Eppure non si arrende. Improvvisa, mente, si arrangia. E soprattutto spera. È una storia di solitudine, fame, sogni e resilienza. Ma anche di piccoli gesti d’amicizia e tenerezza che tengono Aaron aggrappato alla vita. Soderbergh ci racconta tutto questo senza eccessi, con una regia asciutta, lontana da qualsiasi patetismo. Ed è proprio questo che colpisce: la verità emotiva di ogni scena.
Il giovane Jesse Bradford è straordinario: tiene in piedi il film con un’intensità rara per un attore così giovane. Accanto a lui, Adrien Brody, Karen Allen, Spalding Gray e una giovanissima Katherine Heigl. Persino Lauryn Hill appare in un cameo. Ma ogni personaggio è scritto con cura, nessuno è solo una comparsa: tutti contribuiscono a costruire l’universo emotivo e sociale in cui si muove Aaron. Piccolo grande Aaron ha ottenuto recensioni entusiastiche. Roger Ebert lo ha definito “il miglior film di Soderbergh”. Eppure, questo piccolo capolavoro è passato inosservato al grande pubblico. Forse perché è un film silenzioso, senza effetti speciali, ma ricco di umanità, dolore e bellezza autentica.
Un racconto di formazione che parla anche a chi oggi si sente solo. Chi guarda questo film, non vede solo la St. Louis degli anni ’30: vede le fragilità di oggi, i bambini che crescono troppo in fretta, la povertà che si nasconde dietro porte chiuse. Aaron non è un eroe: è un sopravvissuto con occhi pieni di vita, un bambino che sogna e resiste. E chi guarda, non può fare a meno di fare il tifo per lui.
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