È ufficiale: Sandokan tornerà. Ma non sarà esattamente come ce lo aspettavamo. L’annuncio di oggi ha spiazzato tutti, anche i fan più attenti.
La seconda stagione della serie con Can Yaman, Alessandro Preziosi, Ed Westwick, Alanah Bloor e John Hannah è stata confermata per il 2026. Ma la vera notizia non è questa. A cambiare potrebbe essere la regia. Dopo una prima stagione girata da Jan Maria Michelini, autore di riferimento delle grandi fiction italiane, qualcosa nella cabina di comando si muove. E il timone potrebbe finire nelle mani di qualcuno di completamente nuovo.
Una scelta che non è affatto marginale. Per una serie come Sandokan, la regia definisce tutto: lo stile visivo, il ritmo narrativo, il taglio delle emozioni. Cambiare regia vuol dire cambiare sguardo. I fan, inevitabilmente, si interrogano. “E se cambiasse anche il volto del protagonista?” La produzione non ha dato segnali in questa direzione. Anzi, Can Yaman resta il cuore del progetto.
Quello che è certo è che Sandokan 2 sarà diverso. Non solo perché prosegue il racconto della leggendaria Tigre della Malesia, ma perché lo fa con una nuova visione registica.
Prodotta da Lux Vide e Rai Fiction, Sandokan è uno dei progetti più ambiziosi degli ultimi anni. Un reboot moderno dell’iconica saga anni ’70, ispirato ai romanzi di Emilio Salgari, con l’obiettivo di conquistare anche il pubblico internazionale. Il primo capitolo, atteso su Rai 1 tra fine 2025 e inizio 2026, ha richiesto mesi di riprese tra Lazio, Toscana, Calabria e l’isola di Réunion. Il lavoro su costumi, scenografie e combattimenti è stato imponente.
Can Yaman si è preparato con grande dedizione: ha perso peso, studiato dizione, equitazione, spada. Ha vissuto il personaggio. Ha incarnato Sandokan con forza e romanticismo, esattamente come il pubblico si aspettava.
Ma ora si volta pagina. Chi guiderà la seconda stagione? Questo è il vero mistero. Si parla di un nome nuovo, forse internazionale, forse proveniente dal cinema. La produzione non ha ancora rivelato l’identità di un ipotetico nuovo regista. Ma una cosa è chiara: il tono cambierà. E questo può essere tanto un rischio quanto una straordinaria opportunità.
Sandokan è, da sempre, un personaggio in trasformazione. Un eroe che evolve. Un pirata che diventa guida, capo, simbolo. Non stupisce che anche la serie voglia evolversi con lui. “Tornerà, ma non sarà lo stesso viaggio”, ha detto qualcuno dietro le quinte. Una frase che basta a far salire l’attesa. A riaccendere l’immaginario di chi ha amato questa leggenda, prima sulla carta, poi sullo schermo.
Nel frattempo, il pubblico si divide. C’è chi non vede l’ora di scoprire come cambierà il tono della seconda stagione. E c’è chi spera che la nuova regia non stravolga troppo lo spirito originale. Una cosa però è certa: la Tigre della Malesia sta per tornare. E lo farà con artigli nuovi. La giungla è la stessa. Ma chi la racconterà, stavolta, avrà occhi diversi.
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