Maturità 2025: perché Pier Paolo Pasolini è (ancora) lo scrittore che ci capisce meglio. Scoprilo anche in questo docufilm su RaiPlay.
Oggi, davanti al foglio bianco della prima prova di Maturità 2025, migliaia di studenti hanno incontrato un compagno di classe inatteso: Pier Paolo Pasolini. Con la sua poesia Appendice I a Del Diario (1943-1944), proposta nella tipologia A dell’esame, Pasolini non è solo tornato tra i banchi, ma ha aperto un dialogo intimo con chi ha diciotto anni oggi. Un dialogo fatto di malinconie, contraddizioni, identità in costruzione. Nel testo scelto, Pasolini si racconta, o meglio si confessa. Senza titolo, senza filtri, senza retorica.
Parla della sua giovinezza, della difficoltà di essere se stessi in un mondo che vuole tutti uguali. La ricerca di identità, la critica feroce alla società borghese, la memoria come resistenza: questi i suoi cavalli di battaglia. Temi che, a giudicare dalle reazioni online, gli studenti hanno riconosciuto come sorprendentemente vicini. Non è un caso se proprio lui, sempre controcorrente, è stato scelto in un momento in cui la scuola italiana prova a riscoprire le voci scomode. Quelle che non piacciono a tutti, ma che fanno bene a tutti.
E se la poesia ha acceso la miccia, c’è un documentario che fa esplodere tutto il resto. Pasolini, il corpo e la voce, disponibile su RaiPlay, è un viaggio straordinario nell’universo pasoliniano. Non un semplice tributo, ma un ritratto vivo e vibrante, costruito solo con materiali d’archivio. Niente attori, niente fiction: c’è solo lui, con la sua voce tagliente, il suo sguardo inquieto, il suo corpo fragile e potente. Diretto da Maria Pia Ammirati, Arnaldo Colasanti e Paolo Marcellini, il documentario è un montaggio intelligente e crudo, dove Pasolini racconta se stesso. Parla del padre e del dolore, dell’Italia e delle sue illusioni, dei giovani e delle mode che li divorano. Ogni parola è una lama, ogni pausa un abisso.
È qui che il titolo trova senso pieno: il corpo e la voce sono gli strumenti con cui Pasolini ha raccontato un Paese che non lo voleva ascoltare. E proprio per questo, non ha mai smesso di gridare. C’è anche dell’innovazione: il documentario offre un’esperienza interattiva, con link a testi, interviste, contesti storici. Addirittura, un avatar digitale di Pasolini accompagna lo spettatore in alcuni momenti. Non è solo cultura: è un modo nuovo, diretto e coinvolgente di conoscere un gigante spesso relegato ai manuali di scuola. Mentre gli studenti si confrontano con versi scritti ottant’anni fa, RaiPlay ci ricorda che Pasolini è ancora qui. Con le sue domande scomode, le sue ferite mai rimarginate, la sua fede disperata nel potere della parola. È l’autore perfetto per una generazione che cerca verità in mezzo al rumore.
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