Ieri sera l’ultima puntata di Doc USA su Rai 1. Nonostante le critiche, oggi resta il vuoto. Ma non tutto è perduto. C’è una serie che ti prende allo stomaco. Si chiama The Resident. Ed è su Netflix. E no, non è una semplice alternativa: è una scossa.
Se hai seguito Doc – Nelle tue mani con Luca Argentero, e poi il remake americano con Molly Parker, sai cosa vuol dire farsi coinvolgere. Ma The Resident fa qualcosa in più: ti mostra quello che altri non osano raccontare. E lo fa senza filtri. Non è fiction patinata. È verità scomoda. E una volta iniziata, non riesci a staccarti.
The Resident è ambientato al Chastain Park Memorial Hospital, ad Atlanta. Il protagonista è Conrad Hawkins, interpretato da Matt Czuchry, volto già amato in Una mamma per amica. Conrad è carismatico, brillante, ma disilluso. Guida il giovane specializzando Devon Pravesh (interpretato da Manish Dayal) in un tirocinio che è tutto tranne che accademico. Qui si imparano le regole del potere, non solo quelle della medicina. Al loro fianco c’è Nicolette Nevin, un’infermiera empatica e ostinata, interpretata da Emily VanCamp. E poi c’è il dottor Randolph Bell (un impeccabile Bruce Greenwood): primario di chirurgia, mani tremanti e troppi segreti da nascondere. Ogni personaggio ha qualcosa da perdere. E ognuno, prima o poi, è costretto a scegliere tra etica e sopravvivenza. Qui il “giusto” non è mai facile da afferrare.
The Resident è stato creato da Amy Holden Jones, Hayley Schore e Roshan Sethi. È andato in onda dal 2018 al 2023, per un totale di sei stagioni e 109 episodi. La sua forza? Non è un racconto di successo ospedalieri, ma una critica pungente al sistema sanitario americano. Malasanità, pressioni economiche, corruzione, medici costretti a barare per salvare vite. Tutto è raccontato con un realismo feroce. Quasi documentaristico. In Italia è arrivata prima su FoxLife, poi su Rai 1. Oggi è su Netflix. Ed è qui che ha trovato nuova linfa. Soprattutto ora che Doc USA ha chiuso i battenti.
Il paragone con la fiction Rai è inevitabile. Se Doc con Argentero ci ha insegnato a guardare dentro le emozioni, The Resident ci obbliga a guardare dentro il sistema. Non ci fa innamorare dei medici. Ci mostra cosa rischiano ogni giorno. Critica e pubblico si sono divisi. Ma chi ha continuato a guardarlo, lo sa: è una serie che migliora, puntata dopo puntata. È anche stato nominato ai Teen Choice Awards e agli Young Artist Awards. Ma la sua vera ricompensa è la discussione che ha generato. Online e offline.
Doc USA è finito. Il dibattito è ancora acceso. La versione americana ha diviso, emozionato, sorpreso. Ma se cerchi qualcosa che vada oltre, che lasci il segno, The Resident è la risposta. È più ruvido, più adulto, più doloroso. Ma anche più vero. Ed è per questo che, oggi, sorpassa anche Luca Argentero. Su Netflix, adesso.
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