Stasera in tv alle 21:30 su TV8 torna in onda uno dei capitoli più intensi e discussi dell’era Daniel Craig: Spectre. Non è solo un film d’azione. È un viaggio emotivo tra le origini di James Bond, il dolore, e la vendetta familiare.
Diretto da Sam Mendes, già autore del celebrato Skyfall, questo ventiquattresimo capitolo della saga 007 è uscito nel 2015. Ma il suo impatto si sente ancora oggi. Un film che ha vinto l’Oscar e il Golden Globe per la Miglior Canzone Originale con Writing’s on the Wall di Sam Smith.
La storia si apre nel cuore di Città del Messico, durante il Dia de los Muertos. Bond agisce senza ordini, guidato da un ultimo messaggio della defunta “M”, interpretata in un cameo da Judi Dench. L’obiettivo è Marco Sciarra, uomo chiave di un’organizzazione segreta. Ma dietro quel bersaglio c’è molto di più. C’è la SPECTRE. Tornato a Londra, 007 viene sospeso dal nuovo M, Gareth Mallory (Ralph Fiennes), mentre un altro potere si muove nell’ombra: il direttore Max Denbigh, alias “C” (Andrew Scott), vuole smantellare il programma 00.
Bond ignora gli ordini. Segue il filo lasciato dalla vecchia M. E arriva a Roma, dove incontra la vedova Lucia Sciarra, interpretata da Monica Bellucci. Da lei ottiene un nome. Un simbolo. E un invito inaspettato. Dietro tutto c’è Franz Oberhauser, figura enigmatica che si rivelerà come Ernst Stavro Blofeld. Il fratellastro adottivo di Bond. Il burattinaio di tutte le sue tragedie.
Nel cast brilla anche Léa Seydoux nei panni della psicologa Madeleine Swann, figlia di Mr. White (Jesper Christensen), ex membro della SPECTRE. Sarà lei la chiave emotiva del film. E del futuro di Bond. Non mancano i volti amati dal pubblico: Naomie Harris (Moneypenny), Ben Whishaw (Q), e Dave Bautista come lo spietato Mr. Hinx. Tutti ruotano attorno a una verità: Bond non è solo un agente. È un uomo inseguito dai propri fantasmi.
Spectre non è un film come gli altri. È la chiusura di un cerchio. Unisce i fili lasciati in sospeso da Casino Royale, Quantum of Solace e Skyfall. Per la prima volta, tutto si collega. Le perdite. I nemici. I tradimenti. Il dolore. Ogni missione era un tassello verso questo scontro finale. Con un budget record tra 245 e 350 milioni di dollari, il film è anche un trionfo tecnico. Dalla fotografia all’azione, ogni scena è una dichiarazione d’intenti.
La durata record di 2 ore e 28 minuti non è un difetto, ma un’immersione totale. Ogni sequenza, dalle Alpi austriache al deserto marocchino, è pensata per restare nella memoria. Bond qui è stanco. Non è più invincibile. Ma è ancora più pericoloso. Più determinato. È l’eroe che cade e si rialza. Che ama. E che sceglie di smettere di uccidere.
Sam Mendes costruisce una pellicola che è thriller, dramma e opera di chiusura. Una lettera di addio che prepara il terreno per No Time to Die, l’ultimo capitolo di Craig. In Italia il film ha incassato circa 12,5 milioni di euro, ma il suo valore va oltre i numeri. Ha riportato in vita Blofeld, uno dei villain più iconici della saga, e lo ha reso personale. Il risultato? Un Bond più umano. Più fragile. Ma anche più libero. “Spectre” è una fine e un nuovo inizio.
Stasera in tv, oltre a vedere un film da Palma d’Oro a Cannes, è possibile guardare Spectre ed entrare in un mondo dove tutto si collega. Dove il passato non muore. E dove l’azione non è mai fine a sé stessa. Fratelli. Segreti. Vendetta. Tre parole che raccontano una sola verità: questa è la notte di Bond.
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