George Clooney torna in prima serata su Iris, canale 22 del digitale terrestre, con The American, un thriller d’autore diretto da Anton Corbijn. Il film, tratto dal romanzo A Very Private Gentleman di Martin Booth, è un gioiello sospeso tra introspezione e tensione, girato in Abruzzo, tra Sulmona e Castel del Monte.
Siamo lontani dai thriller hollywoodiani a base di inseguimenti e caos. Qui c’è silenzio. Paesaggi. Anime spezzate. E una domanda che pulsa sotto ogni scena: possiamo davvero cambiare vita? Clooney interpreta Jack, un artigiano delle armi e sicario professionista che ha visto troppo. Dopo un agguato in Svezia, lascia dietro di sé un cadavere e una promessa mai mantenuta. Ma il passato, si sa, torna sempre. Anche se vuoi dimenticarlo. Anche se ti rifugi in un paesino italiano dove il tempo sembra fermo.
Accanto a lui, un cast che unisce talento internazionale e volto locale: Violante Placido è Clara, prostituta e spiraglio di luce. Thekla Reuten è Mathilde, killer glaciale. Paolo Bonacelli è il parroco Benedetto, presenza discreta ma essenziale. Johan Leysen, Filippo Timi, Irina Björklund e Anna Foglietta completano una coralità sottile ma efficace.
Il film ha ottenuto quattro nomination internazionali: due ai Saturn Awards 2011, una al Film by the Sea Festival e una agli IFMCA Awards per la colonna sonora firmata da Herbert Grönemeyer. Eppure, il suo vero valore non è nelle cifre (anche se i 67 milioni di dollari incassati globalmente parlano chiaro), ma in ciò che lascia dentro.
Jack arriva in Abruzzo con l’idea di sparire. Si finge fotografo, costruisce un’arma su commissione e cerca di restare nell’ombra. Ma la vita, anche la più discreta, pulsa. E lui finisce per lasciarsi contaminare: dalle parole di un sacerdote, dal calore di Clara, da quel senso di normalità che non aveva mai davvero conosciuto. The American è un film che parla di colpa e redenzione, ma lo fa con voce bassa. Nulla è gridato, tutto è sospeso. Lo spettatore entra nel tempo interiore del protagonista, sente il peso degli sguardi, delle attese, dei silenzi. Ogni scena è pensata come una fotografia. Ogni movimento, calibrato come un respiro.
La regia di Anton Corbijn, ex fotografo e regista di videoclip, si riconosce per l’eleganza visiva e l’uso poetico della luce naturale. Non sorprende che Clooney abbia voluto produrre il film, disegnando un personaggio che omaggia i solitari dei western di Sergio Leone e i ruoli muti di Clint Eastwood.
In un’Italia ferita dal terremoto del 2009, Corbijn gira un film che è anche un omaggio: ai luoghi, alla lentezza, alla bellezza nascosta. Non è un caso che Clooney abbia scelto questa regione per mantenere la promessa fatta durante il G8 a L’Aquila. E lo fa con rispetto. Con silenzio. Con attenzione. Il pubblico italiano, paradossalmente, non ha premiato il film: poco più di un milione di euro al box office. Ma The American non nasce per i numeri. Nasce per chi ama i film che ti restano dentro. Per chi non ha bisogno di fuochi d’artificio per emozionarsi.
È un film che anticipa i tempi. Ha aperto la strada a thriller più umani, più lenti, più densi. Ha influenzato registi che oggi amiamo proprio per la loro capacità di rallentare, ascoltare, farci pensare. Da Paul Schrader a Martin Scorsese, il filone dei personaggi in cerca di redenzione ha trovato nuova linfa anche grazie a questa pellicola. Stasera in tv, lasciati coinvolgere. Non aspettarti colpi di scena. Aspettati qualcosa di più raro: il tempo di stare dentro una storia. Di guardare un uomo che prova a salvarsi. E forse, per un attimo, ci riesce.
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