Stasera in tv su TV2000, canale 28 del digitale terrestre, va in onda alle 21:10 un film che merita di essere riscoperto: End of Sentence – Fine pena.
Diretto da Elfar Adalsteins, regista islandese al suo esordio, è un’opera intensa. Una storia profonda, capace di parlare di emozioni vere. Il film è una coproduzione tra Islanda, Irlanda e Stati Uniti. Ha conquistato la critica in vari festival internazionali. Nel cast brillano John Hawkes nel ruolo del padre, Logan Lerman in quello del figlio e Sarah Bolger come figura di passaggio, fragile e rivelatrice.
La storia si apre in Alabama, ma conduce dritta verso i paesaggi struggenti dell’Irlanda, tra laghi solitari e silenzi più pesanti delle parole. È un viaggio fisico ma soprattutto emotivo. La pellicola è stata premiata con lo Humanitas Prize per il miglior film indipendente e ha ricevuto riconoscimenti al Mannheim-Heidelberg International Filmfestival. Due nomination anche agli Edda Awards. Un film perfetto per chi ama le storie intime. Quelle che scavano nel dolore ma indicano anche una via d’uscita.
End of Sentence segue la storia di Frank Fogle, un uomo riservato, segnato dalla perdita della moglie. Lei, prima di morire, gli affida un compito: spargere le sue ceneri in un lago remoto della sua terra natale, l’Irlanda. Ma c’è una clausola. Il viaggio deve essere fatto con il figlio Sean, appena uscito di prigione per furto d’auto. I due non si parlano da tempo. Si sono feriti, ignorati, persi. Sean accetta solo a una condizione: dopo quel viaggio, non si vedranno mai più. Parte così un cammino di dolore, rabbia e, forse, perdono. Lungo la strada incontrano Jewel, una ragazza con le sue ombre. Lei non aggiunge confusione, ma luce.
Il film affronta il tema del trauma generazionale. Le colpe dei padri ricadono sui figli. Le assenze si tramandano, i silenzi pesano più delle parole. Ma c’è una via per rompere il cerchio. E spesso è fatta di piccoli gesti, non di grandi discorsi.
Il paesaggio è un personaggio a sé. Girato in Lough Tay, nella contea di Wicklow, il film restituisce un’Irlanda vera, ruvida, lontana dalle cartoline. La stessa location è stata usata anche nella serie Vikings. La colonna sonora, delicata, include “Elijah” di Matthew and the Atlas, che accompagna perfettamente i momenti più profondi. Non è un film urlato. Non cerca il colpo di scena. Cerca verità. E, a suo modo, la trova.
John Hawkes è magnetico. Trattiene il dolore con uno sguardo. Logan Lerman abbandona ogni patina da star e si immerge in un ruolo autentico. Sarah Bolger aggiunge grazia e mistero. Tutto è calibrato, sincero. End of Sentence non ha rivoluzionato il cinema. Ma ha lasciato il segno. Per chi lo ha visto, è diventato un film da portarsi dentro. Stasera in tv – se non preferisci un film horror, vale la pena riscoprirlo. Non per l’azione. Non per l’intrigo. Ma per la bellezza semplice e disarmante delle emozioni che racconta. Un film che parla piano, ma arriva lontano.
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