Sara su Netflix è un successo globale: il confronto con Petra Delicato racconta l’evoluzione del crime italiano.
La serie Sara – La donna nell’ombra, firmata da Maurizio De Giovanni e oggi terza al mondo tra le più viste su Netflix, rappresenta un punto di svolta nel panorama del crime italiano. Accanto a lei, anche Petra, serie Sky tratta dai romanzi di Alicia Giménez Bartlett ha conquistato pubblico e critica, grazie alla forza anticonvenzionale della sua protagonista. Due volti diversi, ma accomunati da una nuova idea di investigazione tutta al femminile. Sara è un’ex agente dei servizi segreti interni, donna schiva, dal passato doloroso. Ha abbandonato il figlio per amore e per una carriera fuori dalle regole, decisione che la segna profondamente. Vive sola, si presenta con un look anonimo e trasandato, e sembra aver rinunciato a tutto. Ma possiede un dono straordinario: sa leggere i dettagli.
Analizza gesti, labiali, micro-espressioni. È invisibile agli occhi degli altri, ma capace di vedere ciò che gli altri ignorano. Il cuore pulsante della serie è la morte del figlio, evento che spinge Sara a rientrare in azione. Lo fa affiancata da Teresa, ex collega e unica vera confidente. Le sue indagini non mirano alla giustizia in senso istituzionale: sono un tentativo di ricomporre un senso personale, tra senso di colpa e desiderio di verità. La Napoli della serie è cupa, introspettiva, specchio del suo animo.
Petra è l’opposto apparente di Sara: ispettrice della mobile di Genova, ex avvocato, cinica, ironica e con due matrimoni falliti alle spalle. Anche lei vive da sola, in un appartamento spoglio condiviso solo con un ragno. Ma dietro la scorza dura si nasconde una donna empatica e capace di affetto, pur restando allergica ai cliché e alle convenzioni. Il suo partner investigativo, il viceispettore Antonio Monte, rappresenta una controparte pacata e riflessiva. Insieme formano una coppia brillante, capace di affrontare casi anche scottanti con un tono ironico e mai scontato. La Genova della serie è viva, aspra, piena di contraddizioni, come Petra stessa. Cosa le accomuna? Né Sara né Petra si conformano alle aspettative di genere. Sono donne libere, autonome, che vivono e lavorano secondo regole proprie. Entrambe hanno scelto di vivere da sole, ma in modi diversi.
Sara come forma di difesa, Petra con ironico disincanto. L’una osserva in silenzio e decifra l’animo umano, l’altra usa sarcasmo e intuito per penetrare la superficie dei casi. Ogni caso è un pretesto per confrontarsi con il proprio passato, con le ferite non rimarginate. Teresa per Sara e Monte per Petra non sono semplici aiutanti, ma veri specchi emotivi. Le origini letterarie incidono sul tono: Sara nasce da un autore italiano, si muove tra introspezione e noir psicologico. Petra è un adattamento di una saga spagnola, con toni più leggeri, spesso ironici. Anche le motivazioni divergono: Sara agisce per motivi intimi, legati al dolore e alla perdita. Petra è spinta dalla sete di verità e dalla volontà di affermarsi in un mondo spesso ostile. Due donne complesse, mature, profondamente umane. Due modi diversi di affrontare il crimine. Ma soprattutto due nuove eroine del crime italiano che parlano, ciascuna a modo proprio al cuore di milioni di spettatori.
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