Stasera in tv, una bambina di sei anni. Una scuola solo per bianchi. Una madre che non indietreggia. E una nazione che osserva, divisa.
È il 1960. A New Orleans, Ruby Nell Bridges varca per la prima volta il portone della William Frantz Elementary School. Lo fa da sola, scortata da uomini armati. La folla fuori urla. Non vuole che Ruby entri. Non vuole che una bambina nera entri in una scuola per bianchi.
“La vera storia di Ruby Bridges” è il film in onda stasera, sabato 31 maggio su TV2000 alle 21:14. Un racconto potente, necessario. Diretto da Euzhan Palcy, prima donna a firmare un film Disney per la TV, la pellicola restituisce dignità a un momento storico ancora troppo taciuto. Protagonista è Chaz Monet, che interpreta Ruby con un’intensità che commuove. Accanto a lei, una straordinaria Penelope Ann Miller nei panni di Barbara Henry, l’unica insegnante disposta a sedersi accanto a quella piccola alunna solitaria.
Nel cast anche Lela Rochon (Lucille Bridges), Michael Beach (Abon Bridges), Kevin Pollak (Dr. Coles), e Diana Scarwid, Jean Louisa Kelly, Peter Francis James. La sceneggiatura è firmata da Toni Ann Johnson, premiata con l’Humanitas Prize per la sensibilità e l’impatto sociale del suo lavoro. Il film ha ricevuto anche il Christopher Award ed è stato candidato agli NAACP Image Awards. Non è solo un film. È la storia vera di una bambina che sfidò l’odio senza alzare la voce. E vinse.
Ruby Bridges non era un’eroina. Era una bambina. Ma il coraggio non guarda l’età. Guarda le azioni. E Ruby agì, con grazia e fermezza. Sotto l’abito bianco e lo sguardo silenzioso, c’era una forza che nessun insulto poteva piegare. La sua fede, l’amore della madre Lucille, e la determinazione di chi sa di stare dalla parte giusta della Storia.
Ogni mattina attraversava un mare di odio per entrare in classe. Una classe vuota. Tutti i genitori avevano ritirato i figli. Ma Barbara Henry, insegnante del Nord, non la lasciò sola. Le insegnò tutto. Anche a credere che il mondo poteva cambiare. Le scene sono state girate a Wilmington, North Carolina, ma l’anima è tutta di New Orleans. Dove i fatti sono realmente accaduti. Dove Ruby camminò, sorvegliata dai federali, verso un’aula che per molti doveva restare chiusa a chi era come lei.
Il film è stato oggetto di polemiche recenti. In alcune scuole della Florida nel 2023, alcuni genitori ne hanno chiesto la rimozione. Ma dopo un’attenta revisione, è rimasto. Perché non racconta odio. Racconta coraggio. Speranza. Umanità. Il dipinto “The Problem We All Live With” di Norman Rockwell, ispirato proprio a Ruby, è stato esposto anche alla Casa Bianca. È il ritratto di una bambina e del peso del cambiamento.
Oggi Ruby Bridges è ancora attiva. Ha fondato una fondazione che promuove tolleranza, rispetto, convivenza. La sua storia è nei libri, nei documentari, nelle scuole. Ma il film di stasera la fa vedere, la fa sentire. Un film che ha aperto la strada a tante storie di resistenza, come “Selma” o “The Help”. Ma qui, tutto parte da una bambina e da una porta che si apre. Finalmente. Se stasera in tv cercate qualcosa che lasci il segno, che racconti un’America vera, non mancate. Non è solo cinema. È memoria viva.
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