È l’ultimo giorno utile: Ultima notte a Soho, il film più straniante e sensuale di Edgar Wright, scompare da Netflix a mezzanotte di oggi, 31 maggio.
Se non lo hai mai visto, hai ancora poche ore per lasciarti catturare da un viaggio psicologico dove il sogno si trasforma in incubo. Una storia ambientata tra due Londra: quella del presente e quella, seducente e pericolosa, degli anni ’60. Due volti, due anime. Ma un solo segreto da scoprire.
La protagonista è Thomasin McKenzie nel ruolo di Eloise Turner, giovane stilista che si trasferisce a Londra. Vive male la città, ma di notte inizia a viaggiare nel tempo. Nei suoi sogni diventa Sandie, una splendida cantante interpretata da Anya Taylor-Joy. Appariscente. Elegante. Eppure fragile. La sua storia nasconde un dolore feroce. Nel ruolo del manager seduttore e manipolatore c’è Matt Smith, volto noto di House of the Dragon. Al suo fianco, due leggende del cinema inglese: Diana Rigg e Terence Stamp.
Soho non è solo un quartiere. Diventa un labirinto mentale. Un palcoscenico di luci e ombre dove la nostalgia può uccidere. Letteralmente. Ultima notte a Soho è stato presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2021. Ha colpito per stile, fotografia e colonna sonora. Ma è rimasto fuori dai radar dei premi. Una scelta ingiusta. Perché questo film è un cult visivo e sensoriale. Ed è ora che venga riscoperto, prima che sia troppo tardi.
La Londra anni ’60 è quella dei sogni. Dei colori accesi. Dei locali pieni di promesse. Ma anche delle illusioni che si spezzano nel silenzio delle stanze chiuse. Edgar Wright si allontana dai toni leggeri di Baby Driver e della sua Trilogia del Cornetto. Qui abbraccia l’horror psicologico e l’incubo mentale con una sensibilità rara.
Il film, scritto insieme a Krysty Wilson-Cairns (sceneggiatrice di 1917), si ispira a Repulsion di Polanski. Ma anche al cinema italiano anni ’70, fatto di ombre, corpi e suoni disturbanti. Wright gira davvero a Soho. Non usa scorci falsi. Ogni via, ogni insegna, ogni riflesso è reale. Perché quella Londra, che affascina Eloise, l’ha vissuta davvero.
Sandie è un’icona fragile. Vive nell’immaginazione di Ellie, ma è anche una donna vera, schiacciata da un sistema che l’ha usata. La sua parabola è dolorosa. Quando i sogni diventano ossessione, Ellie perde il controllo. I confini tra il passato e il presente si sciolgono. Il thriller diventa un rebus. E tu, spettatore, non sai più in cosa credere.
La colonna sonora è ipnotica. Brani leggendari degli anni ’60 scandiscono i passaggi del tempo. Il suono delle luci al neon. Il ritmo delle lacrime. Il battito dei passi nella notte.
Ultima notte a Soho ha influenzato molti registi dopo la sua uscita. Ha rilanciato il filone dell’horror femminile, dove la paura è un’eco della memoria e del trauma. Film come La fiera delle illusioni di Guillermo del Toro e serie come Servant o The Midnight Club sembrano raccogliere la sua eredità: storie di nostalgia tossica e spettri interiori. Ma nessuno ha la potenza visiva, la precisione estetica e il cuore spezzato di questo film. Guardalo oggi, prima che sparisca. Potrebbe essere la tua unica occasione. Stanotte Netflix lo rimuove. E con lui scompare una delle opere più coraggiose degli ultimi anni. Ultima notte a Soho non ti chiede solo di guardare. Ti sfida a ricordare.
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