Alessandro Borghi è il nuovo Clint Eastwood? Testa o Croce? è il western italiano che infiamma Cannes.
In Testa o Croce?, selezionato nella prestigiosa sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2025, Borghi non interpreta un semplice personaggio: lo abita, come se fosse nato per stare a cavallo con il cappello calato sugli occhi. Diretto da Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, il film è un western all’italiana che mescola la polvere della Storia con la poesia della leggenda. Una pellicola che riesce a essere epica e carnale, tra il mito della frontiera americana e la ruvida bellezza della Maremma.
La trama ha il sapore di un romanzo dimenticato e ritrovato sotto il letto. Siamo nei primi del Novecento. Buffalo Bill arriva a Roma con il suo Wild West Show, deciso a dimostrare che il mito americano può conquistare anche l’Europa. Ma non ha fatto i conti con Santino, buttero italiano dalla fierezza antica, interpretato con magnetismo da Borghi. La gara tra cowboy americani e cavalieri italiani diventa il fulcro simbolico di un mondo che cambia, che si scontra, che si sceglie. Poi arriva Rosa. Giovane, bellissima, interpretata da Nadia Tereszkiewicz, è la moglie del signorotto locale. Si innamora perdutamente di Santino. Fugge con lui dopo la morte misteriosa del marito. La legge li insegue, la taglia sulla testa cresce. E da lì, tutto si decide su una moneta lanciata in aria. Testa o croce?
L’estetica di Leone, il silenzio di Eastwood e l’anima italiana di Alessandro Borghi
Il film è girato tra le dune selvagge del Parco del Circeo, dove la luce sembra trattenere il respiro. Ogni fotogramma è un quadro. Ma la vera forza è nel personaggio di Santino. Un uomo silenzioso, laconico, sospeso tra colpa e redenzione. Un volto che ricorda Clint Eastwood nei suoi anni migliori, ma con l’intensità mediterranea di chi porta sulla pelle la fatica della terra. Borghi non imita: rilegge. Il suo cowboy non è una caricatura, è un’icona riscritta con la lingua dei butteri. La regia di Rigo de Righi e Zoppis costruisce una tensione poetica che si affida agli sguardi, ai dettagli, alla potenza del non detto. Un western che non ha bisogno di urlare per farsi ricordare.

Testa o Croce? non è solo un film. È una dichiarazione d’amore al nostro immaginario più dimenticato. Un’epopea che rilegge l’America attraverso gli occhi di chi l’ha sempre osservata da lontano, sognandola e temendola. È anche una grande prova d’attore per Borghi, ormai sempre più lontano dalla realtà e sempre più vicino al mito. Nel suo sguardo c’è tutto: la rabbia, il desiderio, il rimpianto. E la promessa che l’Italia, quando vuole, può ancora dettare legge sul grande schermo.
