Pierfrancesco Favino è stato tra i protagonisti dell’edizione 2025 dei David di Donatello. La sua candidatura come miglior attore non protagonista per Napoli – New York ha riacceso i riflettori su una carriera densa di ruoli intensi. Ma c’è un film che in pochi ricordano. Eppure, fu proprio quello a valergli una precedente candidatura ai David nel 2017. Si tratta de Le confessioni, un’opera elegante e disturbante diretta da Roberto Andò, ora disponibile su RaiPlay. Un film che non urla, ma che scava. Raffinato, lento, potente. Dimenticato da molti, ma più che mai attuale oggi. E con un Pierfrancesco Favino in uno dei suoi ruoli più enigmatici.
Le confessioni è ambientato in un albergo isolato sulla costa tedesca. Un G8 dei ministri dell’economia sta per approvare una manovra segreta. Le conseguenze ricadranno sui paesi più poveri del mondo. Presiede il summit Daniel Roché, direttore del Fondo Monetario Internazionale, interpretato da Daniel Auteuil. Accanto ai ministri, tre ospiti inaspettati: una scrittrice di libri per bambini (Claire Seth, Connie Nielsen), una rockstar impegnata e un monaco certosino italiano: Roberto Salus, a cui dà corpo e anima Toni Servillo.
La mattina dopo un colloquio privato con Salus, Roché viene trovato morto. Suicidio? I ministri iniziano a sospettare che qualcosa sia trapelato. Che cosa ha confessato Roché al monaco? Il cuore del film pulsa in questa tensione. In quel voto del silenzio che Salus rispetta. Una scelta etica che mette in crisi ministri e coscienze.
Favino è il ministro italiano, figura chiave tra i più turbati. Il suo volto, teso e trattenuto, racconta il dissidio interiore meglio di qualsiasi dialogo. È in quel silenzio, negli sguardi, nei piccoli cedimenti, che l’attore mostra la sua grandezza. Le confessioni non è un film da guardare distrattamente. Ti sfida. Ti obbliga a chiederti: cosa avresti fatto al suo posto? E se fossi stato tu a sapere la verità?
Roberto Andò, già autore di Viva la libertà, firma qui un thriller morale che fonde politica e spiritualità. Un’opera che riflette sulla coscienza, sul potere e sulla verità. La colonna sonora è di Nicola Piovani, premio Oscar per La vita è bella. Le musiche aggiungono un senso di sospensione costante. Come se ogni personaggio fosse in bilico sul bordo della propria coscienza. Il film è stato girato tra la Germania e Fiuggi. Scelte che rafforzano la sensazione di isolamento e claustrofobia. Ogni ambiente sembra chiudersi sui protagonisti, costringendoli a fare i conti con se stessi.
Le confessioni ha ottenuto 5 candidature ai David di Donatello, inclusa quella a Favino come attore non protagonista. Fu anche candidato ai Nastri d’Argento. Ma al pubblico passò quasi inosservato. Forse perché troppo sobrio, troppo profondo. Forse perché chiedeva troppo. Oggi, con il senno di poi, Le confessioni è un film che merita una seconda visione. Su RaiPlay, gratuito e accessibile, è finalmente l’occasione giusta per recuperarlo.
Se amate il cinema d’autore, le storie che fanno riflettere, i personaggi tormentati e gli attori che sanno comunicare l’indicibile, questo film fa per voi. Favino, Servillo, Auteuil. Un cast europeo, una regia misurata, una storia senza tempo. Le confessioni è una di quelle opere che non si dimenticano. Anche se, paradossalmente, quasi tutti lo hanno fatto. Recuperarlo oggi è più di un atto da spettatori. È una scelta di coscienza. Proprio come quella del monaco che, nel silenzio, disse più di mille parole.
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