Stasera in tv un cult senza tempo: emozione, epica e romanticismo nel cuore della frontiera americana.
C’è un film che torna stasera in tv su Cielo e che merita di essere (ri)scoperto, soprattutto da chi ama le grandi storie d’avventura con l’anima. Parliamo di una pellicola entrata nell’immaginario collettivo non solo per il suo impatto visivo, ma anche per la profondità con cui affronta temi eterni come l’onore, il conflitto tra civiltà e l’amore che sfida ogni barriera. Ambientato nel 1757, durante la Guerra franco-indiana, questo film ci trascina in un’America selvaggia, ancestrale, in cui la natura è protagonista tanto quanto gli uomini. Al centro della storia c’è Nathaniel Poe, detto Occhio di Falco, interpretato da un magnetico Daniel Day-Lewis.
È un uomo bianco cresciuto dai Mohicani, guidato da un profondo senso di giustizia e da un legame spirituale con la terra. Insieme a lui ci sono Chingachgook e suo figlio Uncas, gli ultimi rappresentanti di un popolo destinato a scomparire. Ma questo non è solo un film d’azione. È un’opera che vibra di emozioni, che tocca corde profonde. La storia d’amore tra Nathaniel e Cora Munro (una intensa Madeleine Stowe) non è solo un intreccio romantico, ma un simbolo: quello di un’unione che supera pregiudizi, guerra e cultura. E attorno a loro si muove un mondo in fiamme, dove ogni scelta è questione di vita o di morte.
Nonostante siano passati più di trent’anni dalla sua uscita, L’ultimo dei Mohicani continua a colpire. Perché? Perché ha tutto quello che una nuova generazione può apprezzare oggi: ritmo, stile visivo potente, musica epica, e una riflessione attualissima sulla perdita delle radici e sul costo della violenza. La regia è di Michael Mann, lo stesso autore di Heat e Collateral, uno che sa come rendere ogni scena un’onda d’urto emotiva. Le sequenze d’azione non sono mai fini a sé stesse: ogni battaglia, ogni corsa nel bosco, ogni sguardo lanciato tra due personaggi ha un peso. Merito anche della straordinaria fotografia firmata Dante Spinotti, premiata con un BAFTA, che rende ogni inquadratura un quadro da museo.
Nel ruolo del feroce Magua, troviamo Wes Studi, straordinario nel dare volto a un antagonista complesso, mosso da vendetta ma anche da un dolore antico. Il suo scontro finale è uno dei momenti più intensi del cinema degli anni ’90. Il film ha vinto l’Oscar per il miglior sonoro e ha ottenuto nomination ai Golden Globe e ai Nastri d’Argento. Ma il riconoscimento più grande è arrivato dal pubblico: 143 milioni di dollari al botteghino, diventando uno dei titoli più amati del decennio. Se non lo hai mai visto, è il momento perfetto per rimediare. Se lo conosci già, sai che vale sempre la pena tornare a rivederlo. Perché L’ultimo dei Mohicani non è invecchiato: ha solo acquisito più significato. Racconta un’epoca, ma parla anche del nostro presente. E lo fa con il cuore, con la forza e con la bellezza di un cinema che non ha paura di emozionare.
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